Idee e uomini non sono in vendita. Liberi e forti
Graziano Maffioli
inserito il 2/4/2008 alle 12:19

 

L'Italia presenta una particolare fragilità di sistema nel settore energetico. Una fragilità il cui impatto sulla competitività delle imprese, la qualità dell’ambiente, la salute e la sicurezza dei cittadini è enorme. Abbiamo le bollette tra le più alte di Europa, corriamo un permanente rischio di blackout e siamo molto distanti dagli impegni che abbiamo sottoscritto a Kyoto. Tutto ciò è il risultato della politica energetica portata avanti dal nostro Paese negli ultimi vent’anni.
Mentre noi ricaviamo il 50% dell’elettricità bruciando gas naturale e la nostra dipendenza energetica dall’estero è vicina all’85%, la situazione nei paesi più industrializzati del nostro continente è invece ben diversa. I nostri vicini, in particolare Francia e Inghilterra, traggono il 60% del loro fabbisogno di elettricità dal carbone e dal nucleare.
 
E’ chiaro quindi che occorre un profondo ripensamento sul futuro energetico dell’Italia. E’ necessario per i motivi appena elencati ma anche perchè il prezzo di gas e petrolio è destinato inesorabilmente a salire sempre più e per la rischiosa dipendenza dell’Italia da Paesi e aree geografiche instabili.
Riconsiderare l’opportunità di rilanciare anche da noi il nucleare non è quindi oggi una provocazione culturale, ma è una seria prospettiva per il nostro futuro.
In Europa l’energia atomica rappresenta oltre il 30% della produzione totale mentre da noi è stata abbandonata in seguito al referendum dell’87 indetto sull’onda emotiva provocata dalla catastrofe di Chernobyl.
Attualmente esiste la possibilità di tornare a considerare il nucleare. Un nucleare diverso da quello di allora, di terza generazione, che garantisce minori costi, una tecnologia notevolmente più avanzata e uno standard di sicurezza molto maggiore. Non sarebbe una scelta per l’oggi ma un investimento per il futuro, che vedrà i suoi risultati tra 10 – 15 anni.
Il Paese ha bisogno che la politica si faccia carico di portare avanti questi ripensamenti. Occorre avere il coraggio di affrontare temi anche impopolari, mettendo al primo posto l’interesse nazionale. L’alternativa è il prevalere di logiche qualunquiste e demagogiche che porteranno l’Italia ad una profonda crisi energetica.
 
Naturalmente non vanno tralasciate anche altre strade, soprattutto quelle che riguardano le fonti rinnovabili anche se, allo stato attuale, non sono certo in grado di generare energia equivalente a quella prodotta dall’atomo e dagli idrocarburi.
Nel programma di governo dell’UDC il problema energetico ha ampio spazio e si basa sul principio di “diversificazione delle fonti di energia”. Oltre al nucleare e alle fonti rinnovabili (sole, vento, biomasse), siamo per la promozione ed incentivazione della diffusione di energia prodotta da privati mediante piccoli -medi impianti alimentati da fonti ecologiche. Siamo per la promozione della produzione congiunta di energia elettrica e calore nei singoli edifici. Per l’aumento del numero di rigassificatori. Per la trasformazione dei rifiuti da problema a risorsa, esattamente come accade a Brescia, mediante la costruzione di termovalorizzatori.
Anche una riduzione dei consumi può contribuire a migliorare l’aspetto energetico del nostro Paese. Per questo vogliamo promuovere l’efficienza energetica e il risparmio energetico a lungo termine, incentivando la certificazione energetica degli edifici e il miglioramento dell’efficienza dei trasporti (specialmente urbani). Anche lo sviluppo di strumenti finanziari per attrarre investimenti in progetti di efficienza energetica e nelle società che forniscono servizi energetici, può essere un valido aiuto per far uscire l’Italia dall’emergenza energetica che sta attraversando.
Commenti dei lettori: 2 commenti -
No non esiste un nucleare con standard di sicurezza maggiore. Dopo tutto abbiamo sempre a che fare con materiali che hanno bisogno di migliaia di anni per ridurre la loro pericolosità. Come me molti altri cittadini sono disposti a spendere di più ma avere Energia pulita, per noi e per il futuro dei nostri figli. Propongo invece un bel risparmio nella politica con redditi per i parlamentari confrontabili a quelli dei comuni mortali. Un bel risparmio da investire subito in energie rinnovabili...
Scritto da M. V. il 2/4/2008 alle 14:29
Cara M.V., devo contraddirla, il target in termini di sicurezza per i reattori nucleari di terza generazione è di 10 elevato all’ottava potenza anni/reattore senza incidenti, in altri termini un reattore costruito all'epoca della scomparsa dei dinosauri avrebbe meno del 50% di probabilità di essere soggetto ad un guasto di entità tale da causare un disastro ambientale. La maggiori temperature di esercizio rispetto a quelli di seconda generazione, danno luogo ad un migliore coefficiente di burn-out del combustibile nucleare (e dunque producono più energia e meno scorie a parità di quantità di combustibile impiegato), e spesso possono impiegare ossido di uranio debolmente arricchito o miscele MOX (plutonio-uranio), fatto che permette di impiegarli come reattori di "secondo passaggio", permettendo di utilizzarli per eliminare il plutonio delle armi nucleari, o per riciclare uranio già "bruciato" in altri reattori, prima di inviarlo ai depositi di scorie radioattive. Inoltre la maggiore temperatura in questi reattori, con conseguente maggiore energia dei neutroni termici eroga potenze maggiori (superiori ai 800-1000 MW - elettrici - della II generazione), che arrivano fino 1600 MW ed oltre. Hanno anche coefficienti neutronici di potenza negativi, come del resto già i rettori di II generazione. Questo vuol dire che, quando aumenta la temperatura (o si perde il refrigerante), i loro neutroni non vengono più “moderati”, e le reazioni di fissione cominciano a diventare più rade o si arrestano del tutto, fino al progressivo spegnimento del reattore dando una sicurezza intrinseca alle nuove centrali. Naturalmente sono d’accordo sul fatto che si debbano investire maggiori risorse, umane e economiche, nello sviluppo di fonti alternative di energia (è previsto nel programma di governo dell’UDC) ma occorre anche essere realisti. Ad oggi non è possibile soddisfare tutto il fabbisogno energetico del pianeta, ma anche solo del nostro Paese, basandoci unicamente sul potenziale energetico proveniente da fonti rinnovabili. Quest’ultime vanno sviluppate ed affiancate al nucleare per poterci affrancare dalla dipendenza dal petrolio e per diminuire i livelli di inquinamento.
Scritto da Graziano Maffioli il 4/4/2008 alle 18:06
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