Ascoltare e lavorare insieme.
Stefano Tosi   tosi@tosi.it
inserito il 11/1/2011 alle 19:16

Forse in Italia c’è da lavorare ancora molto sulla libertà di espressione degli artisti. Mi riferisco alla polemica che si è scatenata in “casa Lega” sapendo che Davide Van De Sfroos canterà Viva l’Italia con Francesco De Gregori sul palcoscenico dell’Ariston.
I due cantautori si esibiranno nella serata dedicata ai Centocinquant’anni dell’Unità d’Italia.
Negli scorsi anni, per la scelta di cantare in dialetto “laghée”, Davide Van De Sfroos era stato etichettato dai leghisti come “uno di loro”. Adesso, invece, è stato scaricato per l’amicizia (definita “sinistrorsa”) con De Gregori. E questo nonostante l’artista abbia sempre ribadito la volontà di cantare per tutti quelli che amano la sua musica e non per ricevere il consenso di un particolare partito.
Prima di pensare ai campanilismi e alle bandiere, le istituzioni dovrebbero favorire lo sviluppo dell'espressione culturale non confondendo gli artisti con i trombettieri di un partito.
Il tema riguarda tutti perché non è corretto sovrapporre la dimensione artistica con la politica, ed è un tema delicatissimo in un mondo basato sulla comunicazione e l'invadenza dei mass media.
Per parafrasare un motto possiamo dire : “libera musica in libero stato”.
Credo anche che sia assurdo che Davide Van De Sfroos sia chiamato a rilasciare dichiarazioni di intenti prima di cantare, quasi dovesse giustificare l’utilizzo del dialetto “laghée”: “Non vado a Sanremo a rappresentare un popolo, non sono il paladino di chissà cosa – è scritto sul sito del cantautore - Sarò su quel palco come cantante, ci vado a sguinzagliare le mie canzoni. L'Italia rimane unita anche grazie all'identità dei dialetti. Mi preoccuperò il giorno in cui parleremo tutti un italiano commerciale misto all'inglese. Cancellare i dialetti è come limare gli Appennini e abbattere la torre di Pisa”.
 

Commenti dei lettori: 1 commento -
Da dieci anni il gurppo dei "Grass the roast" scrive, musica, recita canta canzoni dialettali di attualitą e satira sociale e politica. Siamo in cinque e tra noi anche un amico della Costa d'avorio, visibilmente africano. Gruppo misto a livello politico e religioso. Ci tengono assieme la passione per lo spettacolo, la voglia di suonare, cantare, raccontare la vita e l'interesse per il dialetto, veicolo di cultura che ha unito e non certo diviso.
Scritto da Luisa Oprandi il 11/1/2011 alle 20:19
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