Due manovre approvate in poche settimane sono decisamente troppe, tanto più se la seconda segue di pochi giorni la prima ed è stata raffazzonata in extremis per andare a parare una situazione difficile aggravata dagli errori del governo compiuti negli scorsi tre anni. Quarantacinque miliardi in più da recuperare fanno pensare alle finanziarie di emergenza degli ultimi governi della prima Repubblica!
E così, ora, per orientarsi in tutti i provvedimenti introdotti in fretta e furia ci vorrebbe davvero una bussola.
Si spazia dalla soppressione delle province sotto i 300 mila abitanti al taglio nei ministeri, dalla tracciabilità degli scontrini allo spostamento al lunedì delle festività infrasettimanali. Misure a cui si è arrivati spinti dalla disperazione e che non sono frutto di pianificazione e di un attento disegno politico.
Ora penso che l'importante sia tenere ben presenti due punti. Il primo: bisogna vedere chiaro nelle misure relative alla semplificazione burocratica, materia su cui non è stato fatto abbastanza malgrado consenta un sicuro risparmio. Tra tutti i punti della manovra non vedo, inoltre, nulla di concreto per facilitare la ripresa delle aziende. Secondo: penso che i provvedimenti che coinvolgono i lavoratori debbano essere presi in accordo con le parti sociali.
Tematiche delicate come quelle contrattiali e l'innalzamento dell'età pensionabile non possono essere discusse solo sui tavoli politici, quasi a punire imprese e sindacati che hanno presentato delle proposte unitarie negli scorsi giorni.
Una manovra come questa rischia di trasformarsi in una vera e propria stangata per chi già paga le tasse, infatti al taglio dei finanziamenti agli enti locali corrisponderanno più imposte.
Non ultimo: per quanto riguarda i costi della politica l'impressione è che queste misure siano state prese per “tamponare” un emergenza. Ma che a settembre ci saranno altre sorprese.