Ascoltare e lavorare insieme.
Stefano Tosi   tosi@tosi.it
inserito il 5/10/2011 alle 19:19

La tragedia di Barletta punta i riflettori sulle condizioni in cui ancora si lavora e vive in Italia, specialmente nel Mezzogiorno. Il crollo dell'edificio nel cui scantinato si trovava un laboratorio tessile non può essere definito una fatalità. La pericolosità di quella palazzina era nota, tanto è vero che le autorità erano state già allertate a riguardo. Abusivismo? Assenza di controlli? Deregulation? L'unica certezza è che non è stato fatto nulla per prevenire quanto accaduto.
Tragedia nella tragedia, il crollo ha rivelato una situazione gravissima di sfruttamento del lavoro nero. Infatti, sarebbero stati accertati dagli inquirenti la mancanza di criteri di sicurezza del piccolo maglificio e i miseri salari con cui venivano pagate le operaie (pare 4 euro all'ora).
In questi giorni, quando i giornali dedicano tante (troppe) pagine all'omicidio di Perugia, si apre questo scorcio doloroso. Tra i processi che diventano gossip, le false prove del crimine, le lacrime di Amanda Knox, si sparge in modo più silenzioso il sangue di queste cinque vittime, tutte donne, rimaste intrappolate nella pancia di un vecchio edificio da demolire. Due Italie: l'una che punta al sensazionalismo, l'altra che fa pensare al terzo mondo. Due Italie unite dal filo rosso del pressapochismo, dall'incapacità di agire in tempi veloci e dalla presenza di vittime che si trovano a morire sotto gli occhi di tutti, senza un vero perché. Quando non si agisce in tempo, e non si fa nulla per cambiare le cose, si è complici del dramma. Come nel libro di García Márquez, Cronaca di una morte annunciata.

Categoria: Persone
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