Ascoltare e lavorare insieme.
Stefano Tosi   tosi@tosi.it
inserito il 30/3/2012 alle 17:23

Oggi sono arrivate due notizie preoccupanti. La prima è stata diffusa dal dipartimento delle finanze e riguarda il reddito degli italiani nel 2010. Il dato positivo è che il reddito medio è pari a 19.250 euro (l'1,2% in più dello scorso anno). Guardando i dati da vicino, però, la situazione appare tutt'altro che rosea: il 90% degli italiani dichiara un reddito al di sotto dei 35mila euro. Ben 14 milioni di contribuenti non dichiarano più di 10 mila euro all'anno, il che significherebbe che un terzo degli italiani vive con meno di mille euro al mese.
E' doveroso insistere con la lotta all'evasione verso i furbi, con la consapevolezza che l'area del disagio sociale si è allargata.
La seconda brutta notizia ha a che fare con l'inflazione: il prezzo dei prodotti a maggior frequenza di acquisto è aumentato dello 0,6% rispetto allo scorso febbraio e del 4,6% su base annua. Il caffè e lo zucchero, per esempio, sono lievitati del 12,8% e del 12,5%.
E' un dato negativo l'aumento della differenza fra la crescita dei salari e quella dell'inflazione.
La perdita di potere d'acquisto è pesante e si unisce alla riduzione delle attivitâ economiche.
Non ci si può permettere distrazioni, il bersaglio deve rimanere chiaro.

Categoria: Economia, Persone
Commenti dei lettori: 1 commento -
Trasmetto, per correttezza, questo commento appena inviato al blog di Adamoli, scusandomi per essere fuori tema rispetto all’argomento da lei trattato. Riprendo quanto ha scritto Stefano Tosi all’indomani della pronuncia della Corte sui referendum per la legge elettorale: “Prima di andare al prossimo voto nazionale sarebbero opportune per lo meno due modifiche. In primo luogo sarebbe bene introdurre la possibilità di scelta dei candidati con le preferenze, sulla base di circoscrizioni più ridotte rispetto alle attuali. Poi sarebbe necessario intervenire per evitare il formarsi di maggioranze diverse dalla Camera e dal Senato”. Un altro degli istituti contestati è la previsione di un premio di maggioranza. Il premio, si è detto, potrebbe favorire anche una coalizione o formazione che, seppur vincente, consegua un consenso percentualmente limitato. Ciò configurerebbe un chiaro vulnus costituzionale. Occorre dare atto che questo rischio non si è verificato nelle due tornate elettorali nelle quali si è votato con il sistema vigente; i risultati sono stati i seguenti: 2006: Prodi, 49.81%; Berlusconi, 49,74%; 2008: Berlusconi, 46,81%; Veltroni, 37,55% (Fonte: Archivio storico delle elezioni- Ministero dell’Interno). Recentemente in Spagna al Partido popular di Mariano Rajoy è stata consegnata la maggioranza dei seggi parlamentari (186 su 350) con una percentuale di voti del 44,6 per cento. Per un secondo aspetto della legge elettorale utilizzerò le parole di Panebianco sul Corriere del 19 gennaio: “Gli italiani hanno potuto sperimentare questa regola: primi ministri e governi ( e programmi aggiungo io) scelti tramite un confronto elettorale aperto tra le forze politiche contrapposte, anziché tramite giochi parlamentari post-elettorali”. Ripristinare il voto di preferenza senza riconoscere all’elettore anche la facoltà di indicare primi ministri, governi e programmi, equivarrebbe a consegnare all’elettore stesso una delega dimezzata, ad utilizzarlo a mezzo servizio, reiterando il rischio di convergenze od accordi successivi siglati “a sua insaputa”, a conclusione, come avvenuto più volte in passato, di fasi non edificanti contrassegnate da sfibranti trattative e mediazioni infinite. Si imputa infine al sistema attuale la colpa di aver prodotto esiti perversi e di avere portato in Parlamento, con le liste bloccate, anche soggetti “non adeguati” o peggio. Mi sembra soprattutto un alibi dietro il quale i partiti, e non solo i partiti, seguitano a ripararsi per coprire responsabilità, debolezza e ignavia. Chi sceglie i canditati e chi forma gli elenchi elettorali? Copio e incollo, adattandola a queste mie considerazioni, la chiusura di un recente articolo di Valerio Onida. “Se dunque l’esito dei processi politici non ci soddisfa, smettiamola di pensare che ciò sia dovuto a difetti del sistema dei poteri…Parliamo di scelte politiche e dei loro protagonisti: i partiti, le categorie professionali, le forze culturali, i mezzi di comunicazione. E’ a loro … che si devono imputare successi e insuccessi. (Le regole e le leggi) ci possono solo offrire il quadro di garanzie e di controlli perché questi protagonisti, se ne sono capaci, realizzino i loro fini e perseguano il bene pubblico”. Concludo: le modifiche proposte da Tosi sono necessarie e sufficienti.
Scritto da Giovanni Cogliati il 30/3/2012 alle 21:21
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