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inserito il 22/4/2008 alle 12:41

Quindici miliardi in 15 anni, 270 euro a cittadino, neonati inclusi.  Altri ne saranno spesi con il probabile prestito ponte da 100-200 milioni di euro per dare respiro ad una compagnia come Alitalia che ne perde uno al giorno ed è ormai con l’acqua alla gola. AirFrance ha chiuso la porta, forse non in maniera definitiva, ma l’ha chiusa. Altre compagnie si dicono a vario titolo interessate, Aeroflot, Lufthansa, AirOne, anche Banca Intesa è tornata alla carica: le stesse che avevano partecipato alle varie aste per l’acquisizione della quota di maggioranza del vettore italiano, senza però mai arrivare alla fine della corsa. 

Alitalia è ad un passo dal fallimento, che da quando il ministro Antonio Marzano ha promulgato la legge salva-imprese si chiama commissariamento: Parmalat e Volare ne hanno usufruito in passato, ma entrambe stavano molto meglio della compagnia di bandiera e hanno potuto ripartire sotto il controllo di un uomo scelto dal Governo. I franco-olandesi hanno detto adieu dopo mesi di tira e molla, proposte bocciate prima dalla politica, poi dai sindacati in barba alle posizioni dei lavoratori. Lo stesso copione che anni fa portò allo sciagurato fallimento dell’accordo Alitalia-Klm, matrimonio che gli olandesi hanno poi stipulato con AirFrance ponendo le basi per la prima compagnia del mondo.
 
Strategie, piani di volo, proposte più allettanti sia commercialmente che a livello industriale che fanno guadagnare gli altri e fallire le nostre compagnie. Ma anche una tendenza tutta italiana a tirarsi la zappa sui piedi, con cordate inventate, concorrenti che non avevano nessuna reale intenzione di comprare e un fronte sindacale che ha perso credibilità e consensi tra gli stessi lavoratori a fronte di un’offerta che avrebbe garantito tagli al personale tutto sommato accettabili, fatti per la gran parte di prepensionamenti, e la prospettiva di una crescita a breve termine più che concreta. Per molti aspetti, la difesa strenua di posizioni difficilmente difendibili ha stupito molti: il settore merci, per esempio, che con 5 aerei ha sotto contratto 135 piloti e perde 74 milioni di euro sui 260 fatturati; Alitalia Servizi, che nel quadro della proposta d’acquisto di AirFrance sarebbe dovuta passare secondo i vertici della Magliana sotto l’ala di Fintecna; agli assistenti di volo e i piloti, per molti troppi e con troppi privilegi, che però sono gli stessi che hanno abbandonato in massa i sindacati nazionali dopo le resistenze delle nove sigle riconosciute alla proposta di AirFrance e che rischiano di essere quelli che pagheranno il prezzo più alto all’improvvisazione e alla mala gestione del carrozzone Alitalia.

(t.g.)

Categoria: Infrastrutture
Commenti dei lettori: 4 commenti -
L'accanimento terapeutico prolunga solo l'agonia. Alitalia aveva trovato un unico, serio ed affidabile compratore (AirFrance) in grado non solo di metterci i quattrini, ma soprattutto in grado di realizzareun piano industriale in un contesto globalizzato assai difficile. Gestire una compagnia aerea di bandiera (slots, gestione scali, manutenzione aerei, formazione del personale, etc..) non è cosa che una "cordata" di imprenditori possa fare in modo serio. Se l'Alitalia fallisce saprà con chi....
Scritto da Diogene il 23/4/2008 alle 11:31
C'era la seria oppurtunità di salvare la maggior parte dei posti di lavoro (gli altri sarebbero stati comunque "ammortizzati" magari proprio con questi ultimi 300 milioni di euro) e di mantenere i nostri colori. Certo la barra di comando passava ai Francesi che forse avrebbe avuto la forza di far cambiare mentalità (una mentalità perdente) ed invece no i poteri forti si sono messi di traverso per mantenere i propri centri di potere inalterati.
Scritto da Alessandro Z il 23/4/2008 alle 14:46
la gestione alitalia degli ultimi anni ha dell'incredibile. miliardi di denaro pubblico buttato e tolto ai servizi primari tipo sanita' fino ad arrivare al prestito ponte. secondo me ci saranno pure delle responsabilita' gravi nelle gestioni passate. bene , facciamo chiarezza e chiediamo una mano ai vari manager ,nel frattempo in pensione con liquidazioni d'oro; a chiudere le voragini che loro stessi hanno aperto. sarebbe un ottimo segnale di democrazie e di giustizia ma ne dubito fortemente....
Scritto da ielmini marco il 27/4/2008 alle 13:49
a pagare saranno i lavoratori anche perche' noi abbiamo gia' pagato con le tasse anni ed anni di gestioni fallimentari. ribaltiamo il problema e chiediamo i danni a chi li ha provocati prima di ritirarsi con liquidazioni d'oro. questi disastri avranno pure dei responsabili che non sono certo i lavoratori o la gente normale che sono solo le vittime. alitalia e' l'esempio del disastro italiano dove l'impunita' regna sovrana e le tasse vengono sperperate per chiudere buchi aperti da altri.
Scritto da ielmini marco il 28/4/2008 alle 19:02
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