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inserito il 24/5/2008 alle 17:50

 

Dai primi manifesti attaccati di soppiatto in giro per la Lombardia con l'amico Bobo Maroni, fino alle ultime decisioni prese in sede di Consiglio dei ministri, con uno sguardo all'immediato futuro. Umberto Bossi ha parlato della sua ormai lunga parabola al Teatrino Santuccio di Varese, ospite della rassegna "Amor di Politica", costola di "Amor di libro".

 

Prima di accomodarsi sul palco per rispondere al "fuoco incrociato" di Guido Passalacqua (cronista di Repubblica), di Claudio Bonvecchio (presidente del corso di laurea in scienze della comunicazione all'Insubria) e dei suoi studenti che hanno letto le domande raccolte sul blog VaresePolitica, Bossi si è intrattenuto con i giornalisti all'esterno del Teatrino per parlare di stretta attualità. «Uno dei prossimi consigli dei ministri verrà fatto a Malpensa - ha annunciato il leader della Lega - Siamo andati a Napoli dove c'era necessità, ma secondo me è utile anche affrontare la questione Alitalia e ciò si può fare a Malpensa».

Tornando alle giornate partenopee, Bossi ha proseguito: «La gente per prima cosa voleva delle risposte sulla sicurezza, ed è per questo che abbiamo iniziato a risolvere questa problematica con il pacchetto proposto da Maroni. Ora iniziamo ad affrontare altri temi come il federalismo fiscale o le problematiche legate al lavoro».

Una volta sul palco del Teatrino, davanti a circa 250 persone e a molti esponenti del proprio partito locali e nazionali (Fontana, Galli, Bonomi, Marano, Rizzi e altri ancora), Bossi ha invece ricordato il passato e risposto alle domande sul'attualità.
«A Cremona, agli inizi, presi il più bel cazzottone della mia vita, mentre attaccavo i manifesti della Lega - racconta sorridendo - ma non mi arresi e la settimana dopo ritornai». Il filone revival è uno dei più apprezzati dal pubblico, sia per i momenti divertenti («Una volta saltai al buio sulla macchina di Maroni perché la Polizia mi aveva visto attaccare i volantini. Solo che c'era il secchio con la colla e l'ho rovesciato: la mamma di Bobo il giorno dopo era furibonda con quel disgraziato di Bossi») sia per quelli più delicati, come la morte di Daniele Vimercati o i primi tempi dopo l'ictus del marzo 2004 («All'inizio preferivo morire, ma la forza della famiglia e quella delle mie idee e della Lega mi hanno aiutato a ritornare»).

Sono quindi state le domande raccolte da VaresePolitica a far tornare il senatùr sugli argomenti politici del momento. A Luca, convinto leghista e gay, Bossi risponde che «La nostra posizione è più vicina a quella della famiglia tradizionale, perché siamo movimento di popolo». Ad O.G. che accusava il precedente governo Berlusconi di aver fatto poco per il Varesotto, il leader del Carroccio ricorda alcune infrastrutture e l'arrivo dei Mondiali di ciclismo, forse confondendo Reguzzoni con Giorgetti.
Capitoli delicati quelli sull'immigrazione. «Sviluppare insieme agli stranieri la politica dell'integrazione? Non ne vedo il motivo, visto che questa è casa nostra e le decisioni spettano a noi» risponde Bossi alla domanda del portavoce del movimento Ubuntu Thierry Dieng, presente in sala. E ancora: «La sinistra ha perso il voto del proletariato italiano a nostro favore. Per quello insiste per dare voto agli immigrati, per attingere al proletariato "esterno". Ma noi abbiamo siamo contrari. Inoltre, con tanti italiani disoccupati dobbiamo dire "no" al continuo approdo di stranieri in Italia». Ma poi ricorda: «Nostro dovere è aiutare i popoli nelle loro terre, soprattutto quelli vessati da situazioni ingiuste». Infine il federalismo fiscale, altro gran cavallo di battaglia padano: «Non è per quello ma per le pensioni che facemmo cadere il Governo Berlusconi. Ora è sempre più necessario realizzarlo e se n'è accorta anche la sinistra, perchè se non lo sostiene, qui non prende più neppure un voto».

La conclusione è quindi stata affidata dagli organizzatori alla chitarra acustica e alla voce roca di Davide Van de Sfroos. E così, sulle note della "Ballata del Cimino", Bossi si è rilassato, accompagnando la musica con la mano. Dopo aver confezionato il finale di "Amor di politica": «Ho rischiato di morire per la politica, ma ne è valsa la pena. Quando combatti per le cose in cui credi, è giusto dare tutto».

(Damiano Franzetti)

Categoria: Persone
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