Azioni, interventi e proposte per la competitività delle imprese.
Associazione Artigiani
inserito il 16/4/2008 alle 09:30

Al di là dei colori, dei giri d’Italia e dei “corriamo da soli”, ora c’è – e resta – l’Italia. Quell’Italia che “bisogna amare e non usare”, ha detto più volte Veltroni. La stessa alla quale Silvio Berlusconi, neo-Presidente del Consiglio, dice di “rialzarsi”. Ed è un’Italia stanca e afflitta da una politica sbiascicata, delusa dalle promesse, capace di premiare il “voto utile” ma anche di spaccarsi nella protesta dei “no”, di spingere la Lega verso le cime del successo politico, di tarpare – seppur in parte - le ali ai partitucoli e di stringere i denti per pretendere una politica che non faccia da scaldino alle poltrone di Roma. E a quelle della Provincia di Varese, dove il senatore Dario Galli (PDL – Lega) si è imposto su Mario Aspesi (PD - IDV).

Un elettorato non ancora pronto, forse, per un bipolarismo che si vorrebbe compiuto: con un blocco impegnato a governare con un’opposizione che sappia essere critica quando lo deve essere, e non per posizione presa a priori. Al di là dei partiti e delle coalizioni, ora si deve solo lavorare recuperando ciò che si è perso: la cultura del merito e l’interesse strategico del Paese. Operare seguendo la via di decisioni condivise e rappresentative degli obiettivi di milioni di microimprenditori e cittadini. Ora alla Lega si è data un’occasione che non potrà bruciare perché l'esercito dei politici varesini a Roma è di sicuro interesse. A Palazzo Madama andranno Leoni e Rizzi (Lega), Tomassini (PDL) e Rossi (PD); alla Camera Umberto Bossi, Roberto Maroni, Marco Reguzzoni e Giancarlo Giorgetti (tutti Lega) e Daniele Marantelli (PD).

 
Sul tapis roulant di Malpensa sta scivolando Alitalia…nelle mani dei francesi; dobbiamo uscire ancora oggi dalla crisi dei subprime americani (e ricordarci che l’Italia ha saputo superare già altre crisi economiche); provocare la riforma della legge elettorale e della Costituzione attraverso un bicameralismo il più possibile perfetto e il rispolvero delle tesi di Gianfranco Miglio contenute nel testo “Genesi e trasformazioni del termine-concetto Stato”. Dove lo Stato è considerato “il capolavoro del pensiero occidentale”; capolavoro, però, che potrebbe vivere un declino inaspettato.

Con le sue “7 missioni per il futuro dell’Italia”, Berlusconi ha proposto “L’equazione del benessere”: MENO tasse sulla famiglia, sul lavoro e sulle imprese; UGUALE più consumi, più produzione, più posti di lavoro; UGUALE più entrate nelle casse dello Stato per aiutare chi ha bisogno, per realizzare le infrastrutture, per diminuire il debito pubblico. Ci auspichiamo lo possa fare, perché anche Berlusconi dovrà dimostrare di saper affrontare con consapevolezza, e soprattutto risolvere, i problemi di un’Italia che vuole crescita economica, stabilità di sistema, modelli efficaci di distribuzione delle risorse. Made in Italy, competitività, sviluppo, Welfare, ricerca e cultura, sicurezza e giustizia. Apriamo all’Italia – e alle nostre imprese - le porte dell’Europa: ci sono mezzi, capacità, conoscenze, strumenti. Capitale umano per dire al mondo che l’Italia, e questo nostro territorio, ci sono.

Ma serve un’iniezione di fiducia anche qui: lo abbiamo detto durante la tornata elettorale e lo ribadiamo ora. I giovani ci guardano e ci giudicano: nessuno li lasci soli. Tanto meno la politica, che sempre più dovrà salvaguardare il mercato del lavoro (modellandolo ai fabbisogni delle imprese) e ridurre la lontananza tra scuola e impresa sostenendo l’alternanza scuola-lavoro ma anche superando i confini di programmi ministeriali obsoleti e sempre troppo teorici. Non incoraggiamo la “liceizzazione” dell’Italia, perché tale tendenza sarebbe un errore per la continuità dell’impresa e per il ruolo che gli istituti tecnici devono giocare per l’impresa stessa. Inoltre, si dovrà puntare alla trasformazione delle municipalizzate in vere “società di servizio” (economiche ma competitive) e far correre le microimprese su infrastrutture che sappiano replicare il modello della CAL (Concessioni Autostradali Lombarde Spa) della Regione Lombardia. Un’ulteriore società che abbia il compito di governare e accelerare le grandi opere strategiche per la viabilità, non solo stradale, sul nostro territorio. Restano, infine, gli impegni di una drastica riduzione dei cavilli burocratici, del peso fiscale (guardando al modello del federalismo lombardo) e della spesa pubblica.

La classe dirigente si valorizzerà non con i propri privilegi, che risultano sempre più antipatici alla gente, ma con i fatti e i risultati. Perché la ricchezza accumulata in questi anni dal nostro Paese dovrà essere garantita e utilizzata per assicurare crescita, progresso e stabilità.

 

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