Idee e uomini non sono in vendita. Liberi e forti
Graziano Maffioli
inserito il 26/3/2008 alle 21:52

 

Nel lontano 1947 Don Luigi Sturzo si domandava: “come è possibile che i cattolici in Italia abbiano accettato di affidare allo Stato il quasi-monopolio della scuola? Finché la scuola in Italia non sarà libera, nemmeno gli italiani saranno liberi”. E ancora: “ogni scuola deve poter dare i suoi diplomi in nome della propria autorità, non solo in nome della Repubblica. Se la scuola ha una fama riconosciuta, una tradizione rispettabile, il suo diploma sarà ricercato; se, invece, è una delle tante, il suo diploma sarà uno dei tanti”.
 
Sono passati molti anni e troppe riforme del sistema scolastico da allora, ma oggi questa campagna elettorale, dominata da un bipartitismo gemellare che impone l’agenda politica in modo populista e affronta tutte le questioni in modo speculare, sta cercando di espellere dal dibattito politico questo importante tema.
Una scelta sbagliata perché sotto gli occhi di tutti che occorre intervenire per uscire dall’emergenza educativa in cui versa il nostro Paese. Un’emergenza che tra le proprie cause annovera sicuramente l’influenza valoriale e culturale che il movimento del ‘68 ha avuto sul mondo della scuola, ma anche la mancanza di serie infrastrutture immateriali che hanno favorito l’imbocco di quello che sembra un pericoloso piano inclinato. L’introduzione della competizione nel nostro sistema scolastico non rappresenterebbe allora il miglior meccanismo per migliorare le scuole statali e non? E poi, chi è il nemico della scuola statale: chi ne difende il monopolio o chi non ha paura di inserirla in un sistema competitivo?
 
Libertà e meritocrazia, due termini sbandierati ideologicamente da chi ci inganna con la favola del voto utile, sono oggi più che mai i perni sui quali ruota il rinnovamento del sistema scolastico italiano che l’UDC ha avuto il buon senso e il coraggio di portare in questa campagna elettorale.
La libertà di scelta è un diritto incomprimibile in tutti gli ambiti sociali e lo è ancora di più nella formazione del nostro capitale umano. Dare la possibilità di scegliere liberamente dove far studiare i propri figli non significa chiedere allo Stato di ritirarsi dall’ambito educativo. Serve, invece, a dare maggiori strumenti ai genitori per poter scegliere la migliore educazione possibile per i propri figli.
 
Quello che noi proponiamo per la scuola è quindi una libertà educativa che le famiglie europee hanno e quelle italiane no. Si tratta di criteri validi per una democrazia laica, non solo per i cattolici, per affrontare con serietà il primo investimento sul futuro che è l'educazione per i propri figli.
Per realizzare tutto ciò occorre rivedere tutta la normativa d’attuazione uscita dopo la l’emanazione della legge 62/2000 sulla parità scolastica eliminando e/o modificando tutte quelle disposizioni che sono in contrasto con la legge e non rispettano il principio secondo il quale le scuole statali e non statali riconosciute paritarie, fanno parte di un unico sistema nazionale.
 
Ma è necessario anche dare continuità alle politiche scolastiche, onde evitare che i continui cambiamenti finiscano per non essere applicati o che lo siano malamente. La scuola ha bisogno di rinnovamento nella stabilità.
Bisogna portare a pieno compimento l’autonomia non solo didattica, organizzativa e statutaria ma anche finanziaria delle Istituzioni Scolastiche, come il Titolo V della Costituzione indica con chiarezza.
Occorre dare piena legittimazione al ruolo dei dirigenti, anche col riconoscimento del merito individuale sia in termini economici che di carriera professionale, aumentando la loro autonomia e valorizzandone la funzione di valutazione dell’attività svolta dai docenti.
 
E’ necessario rivalutare la cultura del lavoro e l’Istruzione Tecnica, evitandone però la “licealizzazione”, in modo che si possa offrire una formazione professionale che abbia pari dignità culturale rispetto ai classici percorsi di istruzione.
La scuola deve essere soprattutto un luogo di educazione per insegnare ai giovani il rispetto verso le persone e la legalità, bisogna quindi ridare autorevolezza agli insegnanti e coinvolgere le famiglie.
 
Occorre una scuola che sappia riconoscere e premiare il merito dei docenti e degli studenti e un’Amministrazione Scolastica più moderna, funzionale, meno burocratizzata che sia al servizio delle scuole autonome, dei ragazzi e delle famiglie.
Bisogna infine non dimenticarsi dei più deboli avviando una riforma legislativa che riconosca al cittadino portatore di disagio il diritto all’assistenza ed il diritto all’istruzione con stanziamenti finanziari diretti a lui ed alla sua famiglia.
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