Idee e uomini non sono in vendita. Liberi e forti
Graziano Maffioli
inserito il 11/4/2008 alle 15:42

ImpresaE’ vero, l’impresa nel nostro Paese, sotto vari aspetti, va male. Ma noi crediamo che sia arrivato il momento di uscire dal cliché del declino italiano. E’ falso sostenere che l’affacciarsi sul mercato di nuovi soggetti economici comporti necessariamente il calo della nostra presenza e della nostra forza. Se da un lato si propongono misure inefficaci e inattuabili come i dazi, dall’altro crediamo che valga la pena di mettersi sul mercato con tutta la forza delle proprie idee, della propria creatività, approfittando dei nuovi mercati piuttosto che fasciarsi la testa. E invece, la politica del governo Prodi è stata una politica con effetti deprimenti sull’economia e sulla fiducia degli italiani. E su quella degli imprenditori.

Si è voluto colpire il ceto medio produttivo del Paese, colpendo in questo modo anche i consumi. Si è ignorato il terziario, si sono trascurate le piccole e medie imprese che contribuiscono per il 65 per cento al Prodotto Interno Lordo. E si sono aumentate le tasse. Le risorse ricavate, poi, non sono state utilizzate per rilanciare l’economia, ma per finanziare nuove spese. Le liberalizzazioni di Bersani sono state ridimensionate dalla netta opposizione in Parlamento delle forze più radicali della sinistra, col risultato che, per esempio, non si è messa mano alla misura principe di qualsiasi liberalizzazione: quella dei servizi pubblici locali, dei quali adesso parla il Partito Democratico dopo non aver fatto nulla al governo per realizzarla. Identica è rimasta anche la lentezza e la complessità della macchina burocratica e questa lentezza appesantisce l’economia umiliando il coraggioso dinamismo imprenditoriale di tanti italiani. Sono proprio i titolari di piccole imprese, imprese familiari, imprese che sono legate alla possibilità di crescere in un contesto amministrativo agile ed efficiente, a essere maggiormente penalizzati dalle pastoie di un sistema appesantito da vincoli, lacci e laccioli, da perdite infinite di tempo, da richieste continue di giustificare in ogni dettaglio il proprio operato.

Occorre che la politica ora cambi marcia, che renda facile la vita alle imprese, liberando il mercato e agevolando la creazione di attività, soprattutto da parte dei giovani, e al tempo stesso potenziando quelle esistenti. Al primo punto del programma dell'UDC per l’impresa c’è lo snellimento e la semplificazione delle pratiche burocratiche, con l'eliminazione di costi e vincoli amministrativi ingiustificati. Poi l’introduzione dello “sportello unico” e del silenzio/assenso in tutte le procedure amministrative, quindi la revisione degli studi di settore tenendo maggiormente conto delle specificità legate alle categorie e ai diversi territori. Ancora, proponiamo la detassazione di parte degli utili reinvestiti nell’impresa, nella ricerca, e la detassazione degli straordinari.

 

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