Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 2/5/2009 alle 09:22

Alcuni pensatori autorevoli stanno cercando di indicare un percorso per uscire dalla crisi, evocando concetti facili da condensare. Qui, per l’interesse che rivestono e per la condivisione che esprimo, riprendo le “5 R” di Francuccio Gesualdi e le “7 R” di Alfonso Navarra.

Le "5 R" di Gesualdi sono: Ridurre, Riusare, Riparare, Riciclare, Rallentare. Si riferiscono alla "sobrietà" come stile di vita individuale. Il loro movimento è dal singolo al collettivo. Riguardano una sfera comportamentale, con una grande tensione etica verso il resto del mondo, limitato nella quantità e fragile nella qualità.
Le “ 7 R", di Navarra sono invece: ripubblicizzare (beni comuni e servizi collettivi), redistribuire (il reddito in senso egualitario), rinnovabilizzare (la scelta delle fonti energetiche), rilocalizzare (produrre beni materiali in ambiti territorialmente circoscritti), relazionare (mettere, collegare in rete le persone, il lavoro, i centri produttivi), ridurre (il consumo di materia ed energia), riconvertire (le produzioni militari). Si riferiscono alle caratteristiche che deve assumere l'economia generale. Il loro movimento deriva dalle scelte collettive che influenzano poi anche l'azione singola.
I due movimenti, dal particolare al generale, e quello inverso, dal generale al particolare, a mio giudizio, possono e devono essere complementari. Io comunque ritengo essenziale l'aspetto conflittuale della loro proposizione. Il "programma costruttivo" ha senso e credibilità nella misura in cui corona una protesta mirata per esso vitale: una protesta contro ingiustizie e violenze che impediscono la possibilità che - esso programma - sia segato alle radici nella realizzabilità da uno stato di oppressione incombente e crescente. Le "erre" propositive prendono carne e sangue perchè non vogliono nascere da elaborazioni intellettuali, bensì raccogliendo ed organizzando il "grido di dolore" di chi oggi è ai margini per l’azione dei potenti .
Significa contrastare la privatizzazione dei beni comuni (acqua, DNA, sapere scientifico, etc.), ma anche di funzioni sociali collettive come il credito e la moneta. Combattere gli sfruttamenti e le spoliazioni nel vivo delle lotte sindacali e sociali. Opporsi alle lobby del nucleare e del petrolio. Respingere attivamente l'invadenza e la prepotenza delle multinazionali. Costruire una unità "in rete" delle differenti e dei differenti sconfiggendo le manovre degli imprenditori politici della paura.  quando fomentano le guerre dei poveri, più o meno razziste. Favorire il consumo critico, sostenere la pace.
Anche da qui può partire quel programma di una sinistra che torna ad incontrarsi e ad incontrare le persone in carne ed ossa.
 
 
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