Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 13/7/2009 alle 10:53

Per Berlusconi, sarà forse un successo (mediatico), ma per l'Africa, il nostro pianeta e le persone in carne ed ossa che subiscono il peso della crisi il G8 de L'Aquila è stato un preoccupante fallimento. Gli stanziamenti per l'Africa (passati da 25 a 15 per poi assestarsi a 20 miliardi di dollari) non sono altro che merce riciclata (e anche un po' avariata) delle promesse fatte al G8 di Glenagles e, prima ancora, all'Assemblea del Millennio delle Nazioni Unite nel 2000 (ed ad altri appuntamenti internazionali). Non si sa questi soldi chi e come li raccoglierà, e da dove verranno, né come – se trovati - verranno spesi. L'accordo sul clima è al di sotto delle aspettative delle Nazioni Unite, ed il suo Segretario Generale se ne è lamentato pubblicamente. Fissare tra 41 anni (nel 2050) l'obiettivo della riduzione dei gas serra è il modo più comodo per prendere tempo, salvo poi rivedere al ribasso gli obiettivi ora posti, via via che si dimostreranno irrealizzabili. La conclamata lotta ai paradisi fiscali e agli inusitati profitti dei petrolieri è una pura petizione di principio. E «People First» (prima le persone) è solo uno slogan per nascondere l'assenza di misure vere per fronteggiare la crisi economica e finanziaria globale. Per nuove regole sul commercio si rinvia al vertice di Doha del 1010. Dei «diritti» del mercato si parla in lungo e in largo nelle dichiarazioni dei G8, dei diritti del lavoro non c'è traccia. Con un'operazione di maquillage politico e mediatico il G8 si allarga – a seconda dei giorni - al G14 e poi al G20, ma nella sostanza nulla cambia. I paesi emergenti rimangono alla finestra, ma soprattutto sono tenuti fuori dalla porta gli altri 180 e passa paesi sulla cui testa ricadono alcune decisioni prese del G8. Le Nazioni Unite sono isolate ed emarginate, fuori dal gioco: eppure sarebbero le uniche titolate a parteciparvi. Per la pace, grandi proclami, ma il G8 si dimentica di dirci che ogni anno si spendono oltre 1.200 miliardi di dollari per le armi (l'80% a carico dei paesi del G8) e basterebbe ridurre del 4% la spesa militare mondiale per avere a disposizione il doppio dei soldi stanziati per l'Africa. Il G8 è ormai un vecchio arnese degli anni del neoliberismo, messo in discussione perfino dal suo interno con l’aggravarsi della crisi. È ora di cambiare rotta, di tornare alle Nazioni Unite e ad un'idea di mondo diversa, fondata sulla pace, la democrazia, un'economia di giustizia. Ovviamente di questo al G8 de L’Aquila e alle televisioni impegnate a riabilitare il Cavaliere non se n'è parlato.

Categoria: Idee e proposte
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