Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 19/11/2009 alle 08:12

Da oggi sul blog interverrò frequentemente sulla preparazione del vertice di Copenaghen. Un appuntamento storico che rivede gli accordi di Kyoto alla luce delle valutazioni scientifiche sulla catastrofe climatica che incombe.

Nonostante le dichiarazioni finali del colloquio che il presidente statunitense Barack Obama ha avuto con il collega cinese Hu Jintao che esprimono “la necessità di lavorare perchè Copenaghen sia un successo” rimangono molte ombre su quanto uscirà dai negoziati sul clima in agenda in Danimarca dal 7 al 18 dicembre. Accordi vincolanti che gettano le basi di una Kyoto 2 che ha come obiettivo di ridurre del 50% le emissioni di anidride carbonica entro il 2050 imponendo i limiti di emissioni di Co2 per i paesi più inquinanti. Ma Cina e Usa (responsabili di metà dell’inquinamento mondiale) prendono tempo e si smarcano. Negli Stati Uniti il progetto di legge per imporre un tetto alle emissioni carboniche procede molto lentamente al Congresso. La Cina da parte sua ha sempre mantenuto una distanza dagli obiettivi di Kyoto che avrebbero dovuto essere aggiornati ed estesi a Copenaghen. La posizione ufficiale di Pechino, è che la riduzione delle emissioni carboniche spetta anzitutto ai paesi di più vecchia industrializzazione che hanno una responsabilità prevalente nel cambiamento climatico. E così America e Cina trovano una exit strategy grazie ad un accordo “politicamente” vincolante su obiettivi immediati di riduzione delle emissioni CO2 ma che non è “legalmente vincolante” e quindi davvero operativo.
Un gioco al ribasso che vede l’Unione Europea in una posizione di spettatore imbarazzato ed esclusa dagli interessi convergenti dei G2. La Ue forse sola a guidare la battaglia contro i gas climalteranti?

 

Categoria: Idee e proposte
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