A gennaio il debito pubblico italiano era di 1590 miliardi. A settembre è salito a 1786 miliardi di euro. Questo spiega le grandi tensioni che si rivelano dentro il Governo e che sono pittorescamente illustrate con i litigi tra Tremonti (“rigorista”) e Brunetta (“lassista”). Quasi duecento miliardi in nove mesi. Un aumento del 13% annuo. Si tratta di cinque miliardi di interessi in più che dovremo pagare fino alle calende greche. Eppure questo ineffabile governo si divide tra i propugnatori del rigore e quelli della spesa facile. Ma dove sono gli uomini del rigore di fronte a queste cifre? E soprattutto dove stanno andando tutti questi soldi? Perchè di investimenti di piani industriali o occupazionali non se ne vedono. Tutta spesa corrente ma alla faccia della corrente che ci trascinerà. Questo debito rischia di essere uno tsunami destinato a travolgere le possibilità di rilancio del paese.