Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 17/2/2011 alle 13:02

Di ritorno dalle giornate del Forum di Dakar di cui ho dato notizie ripetute in questo blog, ho avuto l’avventura ieri di assistere in diretta ad una grottesca conferenza stampa della coppia Berlusconi Tremonti. Si è spiegato con saccenteria e con disprezzo del ridicolo che la crisi non c’è stata e se c’è stata è piombata addosso agli altri paesi. Che ora è completamente superata, al punto che riprendono le assunzioni e sparisce la cassa integrazione! Vallo a dire ai giovani da mesi in attesa di uno straccio di lavoro, agli operai FIAT a casa a meditare sulle giocate in borsa di Marchionne, alle operaie tessili della nostra provincia o agli artigiani del gallaratese… I

 

o ormai provo un distacco così profondo dalla mistificazione e dall’uso ingiurioso della comunicazione da sentirmi offeso. In effetti, le remunerazioni dei manager delle banche, delle assicurazioni, delle finanziarie e delle grandi imprese hanno ripreso a correre in grande stile. Non si tratta di poca cosa e basta guardare agli Stati Uniti: nel 2010 i redditi dei manager delle società americane quotate in borsa sono arrivati a 135 miliardi di euro, un record storico e una fetta sempre più importante del reddito distribuito che per il resto degli americani invece è diminuito. La crisi ha quindi riguardato altri: i disoccupati vecchi e nuovi, le aziende che hanno chiuso, chi non ha trovato lavoro, compresi i lavoratori della Chrysler che hanno accettato di dimezzare il loro reddito per difendere l’occupazione e le prebende di Marchionne.

 

E’ la conferma che è stata perduta, almeno per ora, l’occasione di mettere ordine nella scala dei redditi che ha perso ogni ragionevolezza, compreso il rapporto con i risultati aziendali. Nel pieno della crisi finanziaria gli Stati hanno dovuto sborsare molti quattrini per salvare il sistema bancario e si sono indebitati al punto da essere a loro volta bersaglio della speculazione finanziaria e quindi costretti a tagli e provvedimenti di riduzione della spesa che hanno pesantemente impoverito, gravando sulla parte più debole della società. La società, a partire dall’Italia, oggi è ancora più diseguale, la differenza tra i redditi è diventata ancora più forte e la ricchezza è ancora di più concentrata nelle mani di una fascia ristretta. Ma Berlusconi e Tremonti non si sono chiesti perché la domanda e i consumi ristagnano malgrado gli appelli ridicoli che incoraggiano all’aumento dei consumi. La domanda e i consumi non riprendono e il sentiero di sviluppo dell’Italia resta inesistente anzitutto perché il reddito è mal distribuito, mentre il debito pubblico è già aumentato in meno di 3 anni della cifra mostruosa di 200 miliardi di euro, nonostante si sia surgelato tutto: investimenti, scuola e formazione e spesa sociale. Oggi abbiamo - purtroppo - la certezza che dopo una vita di precarietà nel lavoro i futuri pensionati saranno troppo poveri, non in grado di sostenersi con le pensioni e quindi si creerà un bisogno di sostegno sociale pubblico insostenibile per le finanze pubbliche italiane.

 

Questo Governo è un danno per l’economia italiana e per il futuro degli italiani. Ma c’è qualcuno, anche a sinistra, che, a distanza di pochi giorni dalla sferzata magnifica delle manifestazioni delle donne, guarda con interesse a Tremonti o a Maroni premier. Sarò un po’ rigido…ma stiamo andando fuori di testa?

 

Categoria: Economia
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