Non due concetti opposti, ma un binario sul quale dovrebbero correre parallelamente la ricerca di una politica che sappia affrontare le sue “imprese” quotidiane e il modello dell’impresa del Nord Ovest che propone alla classe dirigente una sua politica: quella della competitività.
Tradotta prontamente in una catena del valore che potrà realizzarsi solo attraverso una classe politica trasparente e impegnata sulle questioni fondamentali del Nord-Ovest, un'economia aperta che seleziona i migliori e li fa crescere, un sistema fiscale degno della settima potenza mondiale (quale è l’Italia), un sistema educativo/formativo efficace nel quale si possano affermare le azioni più corrette per affrontare lo scollamento tra mondo della scuola e mondo del lavoro.
In poche parole: giungere a quell’innovazione che è da considerarsi processo continuo di miglioramento.
Una politica che segua sì la definizione di David Easton – allocazione di decisioni nell’ambito di una comunità – ma che sia, nell’analisi di Giovanni Sartori, anche “la sfera delle decisioni collettive sovrane”.
Insomma, la riconquista di una democrazia che imprenditori e cittadini potranno ottenere solo andando alle urne. Per insistere nuovamente sulla necessità di una politica che sappia sganciarsi dalle segreterie nazionali e imparare a masticare e digerire i problemi locali con – perché no? - quelle spinte idealistiche e quell’esaltazione del “voler fare” che avevano contraddistinto i grandi statisti del secondo dopoguerra.
Idee e azioni: è questa la classe dirigente che vorremmo, con promesse che originano i fatti.
Ed ecco perché ci permettiamo di “consigliare” a tutti di esercitare il diritto-dovere del voto: per dieci, buoni motivi.
1) Per chiedere alla politica chiarezza nelle azioni, impegno e diligenza nei confronti della microimpresa e dei cittadini;
2) Per dare agli elettori il potere che spetta loro in una vera democrazia;
3) Per vivere in un Nord-Ovest sicuro, moderno, competitivo;
4) Per chiamare la politica al di fuori dei palazzi e portarla tra la gente;
5) Per vivere una riforma che ponga il cittadino e l’impresa al centro degli interessi della classe dirigente;
6) Perché la politica non sia un gioco ma un “patrimonio pubblico”;
7) Perché i politici siano, prima di tutto, uomini e responsabili;
8) Perché si decida guardando agli interessi della collettività e non di una singola parte;
9) Perché quanto pagato in tasse ci ritorni in servizi, benessere e qualità della vita;
10) Perché vorremmo che le parole raccontassero i fatti (ancora troppo pochi) e non i sogni (troppi, e spesso irrealizzabili).