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inserito il 20/11/2008 alle 15:50

Una commissione di medici interpellata ministero del welfare ha dichiarato inaccettabile il fatto di aver definito “irreversibile” la situazione di Eluana. Dal punto di vista clinico cosa si intende per stato vegetativo? 

Lo stato vegetativo è uno stadio di gravissima compromissione neurologica che può conseguire il coma. È uno stato vitale che si è diffuso grazie alla comparsa, in campo medico, delle rianimazioni, delle terapie intensive e dei mezzi di sostegno alle funzioni vitali. Quando non esistevano le attuali strumentazioni il paziente era destinato a morire oppure a risvegliarsi. Il coma di per sé può invece durare al massimo per un periodo che va dalle quattro alle sei settimane. Non esiste un coma che dura per anni. Con l’introduzione dei mezzi di sostegno alle funzioni vitali si è aperta, come dicevo, una terza possibilità: lo stato vegetativo. In tale stato il paziente apre gli occhi, di giorno è sveglio, di notte dorme, ma non presenta segni che indichino uno stato di coscienza, intendendo per “coscienza” la consapevolezza di sé e dell’ambiente nel quale è inserito nonché la capacità di instaurare relazioni con le persone circostanti.

Lo stato vegetativo non sempre si manifesta negli stessi modi, ma comunque sia sono rarissimi i casi in cui non sia reperibile qualche forma, sebbene molto primordiale, di relazione ambientale. Spesso sono i parenti che la riscontrano: magari un sorriso o uno sguardo che segue all’udire una voce familiare. Sono piccoli segni che chi è attento riesce a cogliere ed è davvero difficile che non se ne riscontrino del tutto.

Da ciò si spiegano le ragioni per cui la commissione ha rilasciato queste dichiarazioni

Non conosco bene la situazione di Eluana e le suore che la curano, ma rifacendomi a quello che ho letto in questi mesi, la suora che la sta accudendo ha affermato che Eluana ha sviluppato una certa capacità di comunicare con lei.

Una cosa, in proposito, mi ha molto stupito: periodicamente noi facciamo test per verificare il livello di coscienza dei pazienti in reparto. La verifica viene fatta da me o dall’infermiera che se ne prende cura la quale instaura per forza una relazione quotidiana col malato: le risposte sono diverse. A un comando semplice, come per esempio «stringi la mano» non c’è risposta se a ordinarlo sono io. Quando invece lo stimolo proviene dall’infermiera che tutti i giorni assiste il malato quest'ultimo manifesta una risposta. Questo dimostra che esiste una relazione affettiva e umana che sta alla base di una consapevolezza e di una coscienza in questo tipo di infermi.

Nel mio reparto ci sono 24 malati con diagnosi di stato vegetativo, in realtà quelli con cui non riusciamo a stabilire nessun tipo di relazione sono 2 o 3.

SEGUE

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