Idee e uomini non sono in vendita. Liberi e forti
Graziano Maffioli
inserito il 5/4/2008 alle 16:32

 

“Il Governo del PD promuove il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale”. Questo è quanto si legge al paragrafo “d” del quarto punto del Programma del PD.
 
Dopo i DICO (Diritti e doveri delle persone stabilmente Conviventi), i PACS (Patto civile di solidarietà) e i CUS (Contratti di unione solidale), la sinistra non si arrende e vuol riprovare a dare un riconoscimento di legge alle coppie di fatto e a quelle omosessuali. Proposta legittima, anche se noi naturalmente non la condividiamo, se non fosse che la corrente cattolica del Partito Democratico dimostra di non essere per nulla d’accordo con questo impegno preso coi cittadini. E’ notizia di ieri che la Teodem, Paola Binetti, in un’intervista ha apertamente dichiarato “non voterò mai alcuna normativa a tutela delle coppie gay”. Ma anche da altre componenti del partito di Veltroni arrivano chiusure nei confronti degli omosessuali. Sono di qualche giorno fa le affermazioni del generale Mauro Del Vecchio che ha definito i gay “inadatti” all’esercito.

Ancora una volta si è quindi evidenziata una delle tante spaccature interne esistenti tra le diversissime anime del PD. Anime che, il giorno dopo le elezioni, cominceranno a scontrarsi bloccando un’eventuale azione di governo. Visti i presupposti è legittimo allora supporre che non sia un caso che la Senatrice Binetti sia stata “spostata” da Palazzo Madama a Montecitorio. Alla Camera, dove la maggioranza risulterà molto più solida rispetto al Senato, il suo pur autorevole voto avrà un peso specifico praticamente uguale a zero con buona pace ai principi cattolici che vuole difendere.

Commenti dei lettori: 2 commenti -
Egregio Senatore, mi pare di capire che i cattolici che Lei rappresenta lotteranno sempre contro i riconoscimenti delle coppie di fatto, ora mi spieghi una cosa: mia sorella e il suo fidanzato hanno un figlio (mio nipote) legalmente riconosciuto da entrambi, secondo la legge vigente io non sono suo zio e quando mi capiterà di morire, i miei beni andranno ai miei cugini piuttosto che a mio nipote, in che modo, esattamente, questo fatto tutela la sacralità della famiglia?
Scritto da Mauro Sabbadini il 5/4/2008 alle 19:36
Caro Mauro, il figlio generato da un uomo e una donna non legati da un matrimonio valido agli effetti civili è un figlio naturale. Il Codice Civile del 1942 (emanato, quindi, prima della Costituzione del 1948) determinava con le sue norme una situazione di vera inferiorità giuridica dei figli naturali, cioè nati fuori del matrimonio, sacrificandone i diritti a favore di familiari e persino a favore di parenti lontani. Questo era sicuramente sbagliato. Era sbagliato soprattutto se si considera che la Costituzione, invece, non solo garantisce ai figli naturali il diritto di essere mantenuti, istruiti ed educati dai loro genitori, ma impone anche alle leggi di assicurare loro una tutela compatibile con quella della famiglia legittima. La legge di riforma del Diritto di famiglia si è giustamente adeguata a queste direttive costituzionali e ha eliminato ogni discriminazione di ordine patrimoniale tra figli naturali e legittimi. Se ciò non dovesse bastare e occorressero ulteriori modifiche alla legge finalizzate alla tutela dei diritti dei figli all’interno della famiglia come nel caso che la riguarda, noi non potremmo che appoggiarle. Come, d’altra parte, non siamo contrari ad apportare alcuni cambiamenti ai regolamenti che disciplinano la convivenza more uxorio se questi hanno delle lacune e se servono a dare maggior tutela agli individui. Diverso è invece discorso se si tratta di approvare una legge ad hoc per concedere ai conviventi dei diritti legati implicitamente al matrimonio (per poterne beneficiare esiste appunto il matrimonio - che può essere civile se una persona non è credente - e quindi non occorre una duplicazione di regole) o, peggio ancora, se si tratta di un escamotage, come nel caso dei DICO o dei PACS, per permettere agli omosessuali di acquisire i diritti matrimoniali della famiglia naturale costituzionalmente riconosciuta. In questo caso la pensiamo come la Binetti: non saremo mai d’accordo e non appoggeremo mai una legge in tal senso.
Scritto da Graziano Maffioli il 9/4/2008 alle 03:23
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