Idee e uomini non sono in vendita. Liberi e forti
Graziano Maffioli
inserito il 10/4/2008 alle 11:35

VeltrusconiVeltroni e Berlusconi dicono di voler cambiare. Di più: dicono di essere il nuovo. Così, ancora una volta, nessuno si assume le proprie responsabilità; senza accorgersi, però, che stavolta, come nella favola, il re è nudo. Se infatti l’Italia di oggi ha una così radicale necessità di cambiare vuol dire una sola cosa: che chi l’ha governata negli ultimi quindici anni non è stato all’altezza del compito. Con che coraggio Veltroni e Berlusconi possono allora definirsi il nuovo, senza neppure esibire uno straccio di autocritica sugli errori finora commessi? Da chi è stata guidata l’Italia in questi ultimi quindici anni? Dove si è sbagliato?

Quattordici anni fa è nata la locomotiva del centrodestra. Una grande novità della politica italiana. E il suo fondatore, Silvio Berlusconi, mantiene per noi un grande merito di fronte alla storia del Paese. Ha unito il centro con la destra e ha coperto un vuoto politico altrimenti deleterio per la democrazia italiana. Ciononostante non siamo mai stati tra quelli che gli hanno tributato un sterile deferenza, ma gli abbiamo sempre opposto i nostri valori in una prospettiva di dialogo.

Oggi, per coerenza, non saremo tra coloro che gli riservano un insulto gratuito ma non possiamo fare a meno di rilevare che durante e dopo i cinque anni di governo non ha voluto riflettere sugli errori fatti. Berlusconi pensa che, per vincere, non bisogna mai dire che qualcosa è andata male, non bisogna mai ammettere le debolezze. E’ questo che ora gli rimproveriamo: il non voler riflettere sui propri sbagli. Perché solo con l’autocritica si può tendere al miglioramento.

Quella di Veltroni, invece, si presenta come una proposta diversa da quella di Prodi. Ma è una proposta che si basa su due grandi inganni.

Finalmente, più per obbligo che per convinzione, la sinistra più moderata ha avuto il coraggio di rompere con la sinistra radicale. Si tratta però di una rottura avvenuta con grave ritardo. Essa andava realizzata nei primi anni Novanta, dopo la caduta del comunismo sovietico. Si è trattato di un ritardo storico, culturale, che la sinistra ha fatto pagare al Paese come il disastroso governo di Prodi ha reso fin troppo evidente. Per questo Veltroni non può camuffare quello che è solo un grave ritardo della sinistra rispetto alla storia come una chance per il futuro dell’Italia. Si tratta di un inganno troppo palese. 

Inoltre, Veltroni, prima di essere credibile e chiedere di governare, ha bisogno di consolidare la sua svolta, di far dimenticare Prodi e di superare il legami ideologici del passato. Egli stesso se ne rende conto. La prova sta nel fatto che, a sentire i suoi discorsi, sembra quasi che lui finora sia stato all’opposizione di Prodi, che il comunismo non sia mai esistito. La verità è che l’Italia di oggi ha bisogno che la sinistra, sia pure saggiamente rinnovata, resti per un po’ all’opposizione, riflettendo sui suoi errori storici.

 

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