"abbiamo saputo restare legati alla gente, ascoltarla e dare risposte"
(Bossi)

Luciana Ruffinelli   lucianaruffinelli@libero.it
inserito il 12/11/2009 alle 09:44
Non potevamo davvero stare zitti!

Dopo la proposta dell’ora di religione islamica nelle scuole, ora è arrivata anche l’incredibile sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo che vieta di esporre il crocefisso nelle scuole. Il gruppo regionale della Lega Nord, che da sempre difende i valori della tradizione cristiana, si è unito alle tante voci di protesta presentando al Consiglio una mozione molto approfondita.

Si parte da una analisi della giurisprudenza amministrativa italiana che ha affermato che il crocefisso, oltre al significato religioso che ha per i credenti, rappresenta anche il simbolo della civiltà e della cultura cristiana, assumendo quindi un valore storico (Consiglio di Stato, parere n.63/1998). E anche che il crocefisso nelle aule scolastiche non va inteso come “suppellettile” o un “oggetto di culto”, ma come un “simbolo di valori civili, quali la tolleranza, il rispetto reciproco, la valorizzazione della persona” che hanno una origine religiosa, ma delineano i valori anche dello Stato laico (Consiglio di Stato, sentenza n.556/2006).

Inoltre la mozione ricorda che il Consiglio di Stato ha affermato che “la laicità.. non si realizza in termini costanti e uniformi nei diversi Paesi, ma, pur all’interno della medesima civiltà, è relativa alla specifica organizzazione istituzionale di ciascuno Stato” (sentenza 389/04). Da noi la presenza del crocefisso nelle scuole italiane è prevista normativamente in due R.D. del 1924 e1928, tuttora in vigore. Anche lo Statuto d’Autonomia della Regione Lombardia sancisce chiaramente che la Regione “persegue, sulla base delle sue tradizioni cristiane e civili, il riconoscimento e la valorizzazione delle identità storiche, culturali e linguistiche presenti sul territorio”.

Alla luce di queste premesse, la mozione riassume che un Crocefisso esposto in una scuola riveste un valore religioso per i credenti, ma per tutti richiama - in forma sintetica e immediatamente percepibile e intuibile (come ogni simbolo) - valori civilmente rilevanti, valori che stanno alla base del nostro ordinamento costituzionale e fondano la nostra convivenza civile: il concetto di fratellanza, di pace e di giustizia.

Per la Lega Nord  la Corte Europea ha travalicato la nostra organizzazione istituzionale e i nostri valori. La CEI esplicitamente dice”un sopravvento di una visione parziale e ideologica … colpendo quello che più rappresenta una grande tradizione, non solo religiosa, del continente europeo” in una visione “miope e sbagliata”.

La mozione si conclude invitando il Consiglio Regionale, il Presidente della Regione e l’intera Giuntaa prendere ferma e decisa posizione di censura in merito alla sentenza della Corte europea;a intraprendere ogni utile iniziativa per difendere e tutelare le radici e la storia delle nostre

comunità e tutti i valori che il crocefisso rappresenta.

Dopo l’informazione sulla nostra presa di posizione in Consiglio Regionale, permettetemi ora alcune osservazioni personali. Mi sembra di poter dire che su questa vicenda c’è stato la giusta e determinata protesa da parte di singoli cittadini, gruppi organizzati e partiti politici. Questo viene finalmente a dare ragione alla lega Nord che lottò fino all’ultimo per far inserire il riferimento alle radici cristiane nella bozza della Costituzione Europea. La stessa Lega che ha sempre

determinatamente difeso la propria storia, la propria tradizione e la propria religione, anticipando abbondantemente la previsione dei rischi che si correvano con l’immigrazione del fondamentalismo islamico.

Ora non vogliamo assolutamente strumentalizzare questa orribile sentenza per vantarci “noi l’avevamo detto!” Non ce n’è proprio bisogno. Come quando succede un incidente a qualcuno che corre troppo in auto. La sentenza ormai c’è stata.

Oggi è invece il momento di opporsi, facendo sistema con il Governo affinché usi le armi legali per far ritrattare la decisione. Ma soprattutto è il momento per dire”chiaro e forte” nei luoghi che frequentiamo che non vogliamo essere privati della nostra cultura bimillenaria, della nostra storia e delle nostre radici. E’ una chiarezza che devono avere i genitori nelle scuole, quando tra poco a Natale ritornerà la solita “manfrina” che il presepe offende i mussulmani; che devono avere i dirigenti scolastici e gli insegnanti, che possono usare la loro autorevolezza per spiegare il crocefisso nella sua giusta dimensione culturale, senza nulla aggiungere, ma anche senza nemmeno togliergli nulla.

E’ una posizione di fermezza che chiunque può tenere, nelle proprie case e nei propri luoghi di lavoro. La sentenza della Corte interpella la coscienza di ciascuno di noi. Personalmente penso che il rispetto del pluralismo religioso non significa dover cancellare i segni della nostra fede.

Categoria: Persone
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