"abbiamo saputo restare legati alla gente, ascoltarla e dare risposte"
(Bossi)

Luciana Ruffinelli   lucianaruffinelli@libero.it
inserito il 1/2/2010 alle 17:50

 

Si è discusso molto in questi giorni della decisione del ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini di introdurre un tetto del 30% alla presenza degli alunni stranieri nelle classi delle nostre scuole. Come al solito, ad un sereno dibattito su una proposta di buon senso, che accoglie una delle istanze da tempo portate avanti dalla Lega Nord, si è preferita una  contrapposizione ideologica volta a riaffermare vecchi pregiudizi sul tema delle politiche di integrazione.

L’ormai trita accusa di razzismo con cui, da alcune parti politiche  si è cercato di “bollare” il provvedimento del ministro, in questo caso non sta in piedi in nessun modo, anzi si può ragionevolmente affermare che sia razzista proprio chi lo osteggia.

Ne spiego sinteticamente il motivo. Pensiamo agli alunni stranieri che vengono inseriti in una prima elementare in un quartiere periferico di una grande città e si trovano in una classe in cui più del 30% degli alunni parla poco e male l’italiano. Riusciranno a stare al passo con la didattica “normale” o dovranno perdere dei mesi per imparare  i rudimenti della lingua italiana per poter seguire in modo efficace le lezioni? E la presenza di altri alunni stranieri, che magari parlano la loro stessa lingua madre o altre differenti e sconosciute, li aiuterà ad integrarsi e ad inserirsi nell’ambiente scolastico o piuttosto contribuirà ad un processo di ghettizzazione? E le classi che rallenteranno i programmi per colmare il gap linguistico riusciranno a recuperare il terreno perduto oppure saranno condannate ad essere da lì in avanti una sorta di classi di serie B?

Mi sembra chiaro che il razzismo in questo caso è quello di chi, pur di agitare una facile e demagogica arma di battaglia politica contro la Lega Nord e le politiche del governo di centrodestra, si rifiuta di aprire un dibattito serio sul problema dell’integrazione.

Se poi guardiamo la vicenda dal punto di vista degli alunni italiani che si trovano in quelle classi esuberanti di compagni stranieri, ci rendiamo conto del disagio delle famiglie nel vedere l’istruzione dei propri figli rallentata a causa dei problemi linguistici di altri alunni.

Questa è la teoria, ma se scendiamo nell’applicazione pratica scopriamo che questi fenomeni sono tutt’altro che ipotetici. In una città a forte presenza di immigrati come Milano, le classi in cui il numero di stranieri sfiora o supera il 50% sono già realtà, e stanno provocando la fuga degli alunni milanesi verso le scuole private.

E’ il buon senso ad indicarci quanto sia necessario affrontare il problema con provvedimenti adeguati. Affrontare la questione significa anche prendersi a cuore il destino della nostra scuola. E’ un dovere della politica risolvere problematiche che rischiano di portare ad un sempre maggiore livellamento verso il basso della qualità dell’istruzione pubblica. Che dovrebbe invece continuare a garantire opportunità per tutti invece che degradare verso una democrazia dell’ignoranza diffusa.

E’ per questo che l’impegno della Lega Nord, a tutti i livelli, compreso quello regionale, si rivolge con grande attenzione al mondo della scuola, sempre con iniziative di buon senso che possano risolvere i problemi veri che avvertono le nostre famiglie e così prevenire la dequalificazione della scuola pubblica

Trasferire sul futuro delle nostre scuole, e quindi dei nostri figli, le contrapposizioni ideologiche all’unico scopo di screditare l’avversario politico (come già accadde ai tempi delle manifestazioni contro la Riforma Moratti in cui ignari bambini venivano messi in prima fila con i cartelli in mano al solo scopo di attirare maggior attenzione mediatica) è una grave responsabilità, un gioco pericoloso al quale non vogliamo in alcun modo partecipare.

 

 

                                                                    

 

 

 

Commenti dei lettori: 3 commenti -
la mia esperienza personale.più di 15 anni fa frequentai le scuole medie a sumirago.nella mia classe di 20 persone vi erano 4 ragazzi extracomunitari.per recuperare il dislivello culturale i docenti(che sono lì apposta) prepararono dei programmi da svolgere nelle ore pomeridiane apposta per loro invece di fare nei laboratori teatro o musica.io personalmente non ho avuto rallentamenti perchè ci fossero loro.hanno recuperato bene la lingua,più difficile erano le materie in sè...
Scritto da francesca il 11/2/2010 alle 11:49
....e come ogni alunno c'era chi se la cavava meglio in una cosa chi in altre.anche se erano in 4 non hanno mai fatto un gruppetto a sè.Mi ricordo però che un ragazzo italiano aveva tagliato completamente la giacca di uno di questi perchè straniero.Venivano spesso insultati,il comportamento scorretto dei miei compagni veniva giustamente rettificato dagli insegnanti.Io credo che anche se fossero stati in sei o in otto,in più rispetto al 30%,comunque non avrebbero rappresentato un problema.
Scritto da francesca il 11/2/2010 alle 11:56
magari avrebbero comportato un maggiore impegno degli insegnanti,questo sì,ma gli educatori a cosa servirebbero altrimenti?
Scritto da francesca il 11/2/2010 alle 11:57
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