"abbiamo saputo restare legati alla gente, ascoltarla e dare risposte"
(Bossi)

Luciana Ruffinelli   lucianaruffinelli@libero.it
inserito il 3/8/2010 alle 23:12

Ancora sangue sulle nostre strade.

Chi mi conosce bene sa che non vorrei mai parlare dopo che avvengono incidenti mortali sulle nostre strade, perchè la sofferenza non sia strumentalizzata da parole ormai vane.

Purtroppo però davanti all’evidenza che a Busto Arsizio continuano a capitare queste disgrazie, mi sento obbligata ancora una volta a dire che dobbiamo fare molto di più per contrastarle.
Non cito le vittime più recenti: penso alle loro famiglie e partecipo ad un dolore che mi coinvolge profondamente.
Il fatto che una città che si ritiene evoluta ed efficiente abbia invece un terribile handicap è purtroppo dimostrato dai dati che lo stesso Comando di Polizia Locale ha pubblicato: nel secondo trimestre del 2010 rispetto al medesimo trimestre del 2009 gli incidenti sono ancora aumentati (186 nel 2010 e 158 nel 2009). I rilievi parlano di 84 incidenti avvenuti su strade rettilinee e di 102 agli incroci. E’ straordinario il dato che ci siano stati ben 141 incidenti nella zona centrale rispetto ai 45 della periferia.
Dalla relazione emerge anche ciò che chi si occupa di sicurezza stradale sa bene, che le cause vanno spesso ricercate nei comportamenti pericolosi tenuti dai conducenti: omessa precedenza, velocità sostenuta, manovre vietate, sorpassi azzardati, omessa precedenza ai pedoni.
Ma a queste rilevazioni va aggiunto il dato evidente che nelle nostre strade non sono state affrontate alcune problematiche ricorrenti. Il numero degli incidenti agli incroci è dovuto principalmente alla scarsa visibilità causata dai posteggi a ridosso dell’ incrocio. La distanza dei cinque metri è insufficiente ora che aumentano gli autoveicoli larghi, alti e spesso con i vetri oscurati.
Lo spegnimento dei semafori durante le ore notturne è un’ altra causa certa di incidenti agli incroci.
Quanto alle vie rettilinee, i cittadini stessi hanno gridato a gran voce, dopo l’ultimo terribile incidente mortale, che non si possono lasciare posteggi e doppio senso di circolazione nelle strade a calibro stretto. Basta provare a percorrere la via Torino o la via Benvenuto Cellini (le cito solo come esempio a me vicino) per capire che in alcuni casi per transitare bisogna accordarsi tra conduttori, salire sui passi carrai e fare slalom tra le auto in senso contrario e quelle posteggiate.
Inoltre, mentre in tutte le altre città a noi vicine c’è un forte ricorso ai dissuasori di velocità che stanno dando ottimi risultati, da noi vengono snobbati perché rumorosi. La differenza salta all’occhio - sempre per fare esempi facilmente riscontrabili - se si confrontano le uscite al cimitero di Castellanza e da quello di Busto. Siamo l’unica città in cui le auto possono prendere come scorciatoia veloce il posteggio anteriore al Cimitero, oltretutto con l’aggravante che il portico  impedisce ai pedoni in uscita di rendersi conto del rischio che corrono.
Così come l‘attraversamento del piazzale antistante l’Ospedale, dove la precedenza dei pedoni è lasciata al buon cuore degli automobilisti. Per non dire della via Miani, sede di molte scuole, i cui studenti non godono né di semaforo né di strisce pedonali per attraversare il viale Duca d’Aosta.
Comunque i cittadini di ogni quartiere saprebbero indicare tanti altri esempi di situazioni pericolose alle quali è indispensabile porre rimedio.
Ma soprattutto sono fermamente convinta che i comportamenti scorretti degli automobilisti, e devo purtroppo aggiungere quello dei conduttori di autobus che nella nostra città transitano troppo spesso a velocità pericolosa, siano indotti dalla cronica carenza di controlli.
In questi giorni estivi in cui, sia per le vacanze che per la calura, circolano pochi mezzi bisogna essere ciechi e sordi per non vedere e sentire la velocità spericolata con cui si muovono alcuni.
Di notte o di domenica poi i mitomani da pista sono ancora impressionanti. Ed è per loro quasi certo che non saranno intercettati.
Di fronte a questa situazione bisogna essere capaci di mettere in atto provvedimenti molto più incisivi.
Se fossi il comandante della Polizia Municipale, in questo periodo in cui non ci sono servizi davanti alle scuole, dividerei la città in settori e manderei un agente per settore in pianta stabile per almeno settimana. Con l’incarico di rilevare tutte le situazioni di posteggi che ostacolano la visuale e rendono difficile il doppio senso di marcia, di incroci a rischio, di passaggi pedonali carenti o poco visibili, di segnaletica orizzontale e verticale insufficiente. Ma anche le abitudini dei veicoli che transitano nella zona a prendere velocità o ad eludere qualche norma. Con l’incarico di capire i percorsi dei pedoni per raggiungere i luoghi significativi della vita sociale. Di appurare la prudenza degli anziani e dei bambini per evitare i pericoli latenti. E i comportamenti dei giovani che gravitano nella zona in moto o in bici.
Non si possono risolvere i problemi aspettando che siano le statistiche degli incidenti a darcidei segnali. Per governare il traffico bisogno starci veramente in mezzo. E osservare, osservare, osservare!
C’è una componente di intelligenza personale che può veramente fare la differenza. A questo il comandante delle Polizia Municipale dovrebbe motivare i suoi uomini.
Rapportando ogni incentivo di carriera alla loro partecipazione ad un progetto di reale messa in sicurezza della nostra città. Soprattutto se questa vuole essere davvero grande!
                                                                                  
                                                                              



 
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