Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 7/5/2009 alle 08:11

Fiat e Alitalia sono stati e sono due grandi marchi nazionali nel mondo, entrambi esposti ai grandi mutamenti planetari di questi decenni, entrambi indicativi dell’impegno e dei sacrifici che al loro futuro hanno destinato Governi, contribuenti, lavoratori. Cominciamo dai Governi. Obama, il presidente americano, è stato decisivo per portare a compimento la fusione tra Fiat e Chrysler e nell’indicare un futuro industriale in prodotti nuovi, meno inquinanti, meno divoratori di spazio e di energia. Il presidente americano poi, ha scelto i contribuenti e i sindacati, che ha coinvolto nell’azionariato e nella “governance” dell’azienda, per condividere la scelte di ristrutturazione necessarie ad uscire dalla bancarotta, mentre ha affossato i manager e penalizzato gli istituti di credito responsabili del fallimento dell’industria automobilistica più forte del mondo. Tutto il contrario di Berlusconi, che per “salvare” Alitalia ha prelevato 300 milioni di euro dalle tasche dei cittadini, ha depotenziato le trattative coi sindacati, ha fatto favori a banche e ad amici imprenditori, ha rimesso in sella manager decotti a stipendi stratosferici. E, cosa ancor più grave, ha consegnato il futuro di Malpensa e la compagnia di bandiera ai capricci del mercato, senza alcuna visione delle prospettive del trasporto aereo nazionale. Obama non ha mai dato peso al tema della nazionalità, ma ha badato alla sostanza dell’operazione e alla sua riuscita per le ricadute sull’occupazione, sull’ambiente, sulla stabilità economica. Berlusconi ha perseguito come obiettivo principale la nascita di una compagnia “tricolore”, subordinando ad esso ogni altra questione, con le conseguenze che già si vedono nella scarsa efficienza del servizio, nella limitata estensione del bacino di utenza e nella diseconomia aeroportuale a cominciare da Malpensa. La Lega e Formigoni, così silenziosi e distratti sul caso Fiat, ci avevano inondato di proclami ad ogni passo della svendita di Alitalia e dello svuotamento di Malpensa, rassicurandoci che il successo sarebbe stato prima o poi alle porte. Ma ora che non possono più dare la colpa ad altri per essersi consegnati mani e piedi agli interessi del Cavaliere, di quale propaganda nutriranno i loro elettori, visto che da una crisi – quella Fiat – si è provato ad uscire con idee e alleanze nuove, mentre dall’altra – quella Alitalia – si è soltanto precipitati nel gorgo degli interessi dei soliti noti e nel giro delle lobby amiche?

Categoria: Economia
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