Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 30/5/2009 alle 08:20

Sabato 23 maggio a Viggiù (Varese) si è tenuto un Convegno fortemente voluto dalla Consulta Ecologica e organizzato assieme al Comune di Viggiù per chiarire ai cittadini i fatti legati alla cava Femar, e la fragilità e la forza della Valle della Bevera. Come in un gioco di prestidigitazione, una montagna di 133 mila tonnellate di scarti di demolizione e manutenzione di fabbricati e strade: eternit, amianto crisotilo, nichel, arsenico e catrame, tutti eccellenti cancerogeni, sono andati a sostituire sabbia e ghiaia nella cava Femar di Viggiù. Con questi materiali si potrebbero riempire 20 campi da calcio e infatti sono occorsi ben 2500 viaggi di camion in 8 anni per riuscire a trasportarlo tutto dalla Svizzera. Ora l’arsenico, il nichel, il cromo, e gli altri metalli pesanti gravano potenzialmente con tutto il loro peso di cancerogenità e tetragenità sulla qualità delle acque emunte dalle 4 sorgenti e dai 6 pozzi, circa 230-250 l/sec, che vanno a servire un bacino di almeno 15 comuni idricamente interconnessi tra loro e fornisce il 50% dell’acqua alla città di Varese. L’amianto crisotilo e l’eternit frantumati sono lì in agguato, pronti a fuggire al primo soffio di vento e a portare con loro asbetosi, mesoteliomi, malattie polmonari a chiunque respiri queste sottilissime fibre. Il traffico di rifiuti contenente amianto, soprattutto di quello legato all’edilizia sta assumendo anche all’interno della Valle proporzioni molto preoccupanti, sia provenienti dalla Svizzera che dall’Italia. Occorre quindi riuscire ad intervenire, da parte delle istituzioni, affinchè i rifiuti percorrano con sicurezza vie legali, e abbandonino quelle illegali attualmente ben spianate…Nella Valle della Bevera, i livelli delle falde sono regolati dalle precipitazioni. E le falde più superficiali si trovano tra un massimo di 4m ad un minimo di pochi centimetri dalla superficie del suolo, in alcune zone sono sub affioranti. Questo significa che i tempi di infiltrazione di un contaminante sono molto ridotti e quindi il rischio di inquinamento, come per il naftalene è molto alto. A queste fragilità proprie della Valle, sono andati a gravare i danni portati dalla coltivazione delle cave, dall’inadeguato controllo del materiale che viene lavorato (ad esempio la Femar) dalla loro “rinaturalizzazione” con “rifiuti speciali” (come è accaduto alla Rainer), dalle “bonifiche agricole” con materiali provenienti molto probabilmente anche dal vecchio ospedale di Varese, dall’esiguità delle aree occupate dalle zone di rispetto assoluto e di protezione. Una Valle così unica e preziosa ora si trova nella condizione di dover essere bonificata seriamente. Questa Valle dovrà trovare la sua forza: nel progetto Comunitario “Convenzione alpina”, nell’“area del Massiccio dell’Orsa, nel suo antico bacino tropicale che è il più spettacolare complesso a vertebrati marini conosciuto al mondo per il Triassico medio (circa 230 milioni di anni fa), nell’avere subito processi sedimentari che hanno generato la famosa “pietra di Viggiù”, estratta nelle sue cave e usata dagli scalpellini viggiutesi in tante parti del mondo. Questa forza le dovrà servire per potersi far conoscere, amare e proteggere di più da tutti i suoi abitanti e da tutti i comuni più a valle a cui fornisce le acque.

scritto con la collaborazione di Giuliana Andreoli

 
Categoria: Lombardia
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