Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 10/7/2009 alle 08:40

 
Sembra incredibile, ma l’approvazione del piano nucleare italiano voluta ieri dalla maggioranza di centrodestra può solo rattristare: siamo l’unico paese al mondo che procede sul vecchio e disprezza la salute dei cittadini. Enel investe nel carbone e il governo vuole il nucleare: il futuro energetico italiano e’ improntato a queste due scelte. Limitare la CO2 a 450 parti per milione, per limitare a due gradi l’aumento medio della temperatura. Questo è l’obiettivo universalmente riconosciuto per evitare aumenti maggiori della temperatura media, che avrebbero effetti che non sappiamo prevedere. Anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia non vede altre soluzioni e sprona i governi ad agire subito: “De-carbonizzare il settore della generazione è un tema politico chiave, i politici devono focalizzarsi su di esso”. Ma stimolare le imprese elettriche ad investire nelle rinnovabili non è facile, la verità è che parliamo di imprese che hanno come obiettivo quello di generare valore per gli azionisti, e le fonti fossili rimangono le meno costose da bruciare per produrre corrente. Generare rendite immediate  non collima col fare investimenti per il domani. Perciò da noi si continua ad investire sulle vecchie fonti fossili e ci si inventa il “risorgimento nucleare”. Sino a che non si contabilizzeranno i danni ambientali a loro associati, non ci sara’ scampo.  Spulciando il bilancio 2008 di Enel, possiamo leggere che sul fronte della potenza efficiente installata (quella misurata ai morsetti di uscita di una centrale, per intenderci), nel termoelettrico abbiamo aumentato la quota alimentata a carbone (+12,4% ovvero i 616 MW del primo gruppo della centrale di Torrevaldaliga). Nelle rinnovabili, invece, c’e’ da registrare un misero aumento di 70 MW, 47 eolici, il resto idroelettrico: dunque 616  a 70, una partita senza storia. Il carbone appare dunque la fonte principale per il maggior produttore italiano, che ha aperto un impianto a Torrevaldaliga, nel Lazio, e che, con il consenso di Galan, in Veneto ha dato l’ok alla conversione da olio combustibile a carbone della centrale di Porto Tolle. Con il ritorno al nucleare approvato ieri il governo avra’ sei mesi di tempo per scrivere le regole per la scelta dei siti militarizzati dove costruire le centrali, creare la nuova agenzia per la sicurezza, stabilire le regole per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari e le misure compensative per “corrompere” i comuni destinati ad ospitare i nuovi impianti. Evitando il confronto con il paese si è scelto la via facile ma non la piu’ efficace. Ma l’energia non è un business qualunque, il clima non è un affare banale ed i governi devono evitare quell’atteggiamento di disinteresse che in ambito finanziario ha generato la crisi che tutti stiamo vivendo.

Categoria: Idee e proposte
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