Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 11/7/2009 alle 11:30

 

 

 


La motivazione della sentenza con la quale il 10 marzo scorso sono stati condannati a due anni di reclusione ciascuno i tre imputati dell'inchiesta sullo scandalo «Oil for Food», è destinata a diventare un documento pilota, guadagnandosi il record di prima sentenza al mondo per fatti di corruzione internazionale. Anche se in questo caso a farne le spese sono degli italianissimi imputati legati al governo regionale lombardo: Andrea Catanese, titolare di una piccola società petrolifera, la Co.Ge.P. che beneficiò del petrolio iracheno di Saddam Hussein; Paolo Lucarno, dirigente della stessa società per i rapporti commerciali e finanziari; e, infine, Mazarino De Petro, definito socio occulto e consulente della Cogep ma più noto come ex sindaco di Chiavari e soprattutto compagno di partito, nonchè amico, socio di barca (attraverso la moglie) e fidato consigliere del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni che in questa storia figura come convitato di pietra, anche se nei suoi confronti non è mai stata elevata alcuna accusa formale.

Eppure, tutta la vicenda «Oil for Food», nata da un'inchiesta internazionale condotta da investigatori dell'Onu, parte proprio da Formigoni, autore di un fax al vecchio amico Taraq Aziz, vice primo ministro nel governo di Saddam, nel quale si raccomandava caldamente proprio la Co.Ge.P. di cui era consulente e, secondo il tribunale, «socio di fatto», proprio l'amico De Petro.

Secondo il rapporto degli investigatori Onu, Formigoni fu «destinatario di 24 milioni di barili di petrolio» in quanto «amico» del regime iracheno, trattati poi da De Petro e dalla Cogep, che si resero disponibili al pagamento di una tangente di quasi un milione di dollari finiti su una banca giordana a disposizione del capo della Somo, la società petrolifera irachena, cugino di Saddam Hussein. Scrive il tribunale (giudici Micara, Martini e Lai) che «è stato autorevolmente sostenuto come la corruzione internazionale sia stato uno dei più grossi fattori di sottosviluppo ed abbia prosperato proprio perché, nel passato, le norme interne sulla corruzione si riferivano in genere ai soli funzionari pubblici e nazionali e non si estendevano alla corruzione dei funzionari pubblici stranieri, tipica dei contratti internazionali».

Quindi la Lombardia, “terra di eccellenza” secondo i suoi governanti che si autoincensano, detiene un ulteriore primato: avere funzionari vicino al Pirellone condannati per illeciti oltre confine con regimi inquietanti, dopo aver ottenuto il massimo di segnalazioni di azioni corruttive nella pubblica amministrazione (30 nel 2008) secondo il rapporto della Corte dei Conti sulle Regioni italiane. E se la stampa aiutasse di più l’opinione pubblica a risvegliarsi dal torpore che 15 anni di centrodestra hanno sparso sulle coscienze locali?

 

Categoria: Lombardia
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