Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 21/9/2009 alle 11:17

Quanto dolore nella morte di questi giovani su cui sembra proibito soffermarsi, mettendo a confronto affetti, aspettative di vita e il conto della morte prevista nel loro lavoro quanto la grandine per un contadino! Perché non ci domandiamo se non siamo anche noi un po’ responsabili di mantenere la guerra nell’orizzonte della quotidianità, che si risveglia bruscamente solo quando una tragedia trasforma in eroi ragazzi che incontreremmo per strada se non fossero stati imbarcati su un C 130 dell’aeronautica militare? Sono costernato anche per la mia impotenza e per il mio silenzio da tempo sull’immensa questione della pace. Non mi interessa di esaltare valore ed eroismi né di tacciare di vigliaccheria chicchessia. So soltanto che dare regole alla guerra è come pretendere di fermare con un vigile urbano ritto in mezzo ai binari un treno impazzito. E’ certamente vigliacco chi si lascia saltare in aria per ammazzare quanta più gente possibile con più di cento chili di esplosivo, ma dall’altra parte non è diverso chi lancia bombe e missili dall’alto o può contare su mezzi e armamenti più potenti e sofisticati. Nell’ora del dolore non si concedono né patenti né epiteti. Si sta in silenzio. Ma come si fa a non riflettere  sull’inumanità di una cosa che sovverte l’ordine della natura “portando - come mi disse una volta Teresa Strada, la fondatrice di Emergency nei cui ospedali sono stati soccorsi i feriti dell’attentato di Kabul e la cui morte abbiamo pianto solo dieci giorni fa - gli anziani nei cimiteri a seppellire i giovani”? E manterremo ancora il silenzio, anche questo colpevole, sui morti senza uniforme che si perdono nel Mediterraneo o che si sono consumati nelle carceri oltremare dove li abbiamo respinti nelle mani di dittatori riabilitati per affari?

Categoria: Persone
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