Pessima notizia quella appena giunta della firma separata del contratto dei metalmeccanici da parte di Cisl e Uil contro la CGIL. Si tratta, ad una settimana dal grande e riuscitissimo sciopero della FIOM, di un autentico sfregio alla democrazia nei luoghi di lavoro: mentre si è data alle controparti padronali la possibilità di scegliersi la piattaforma sindacale più conveniente da trattare, si sta negando alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto di decidere sulle loro condizioni in fabbrica e in ufficio ed il potere di esprimere il loro giudizio sui risultati delle loro lotte. Chiudere il contratto senza la valutazione diretta espressa dagli unici titolari di qualsiasi possibile accordo è un atto di arroganza da parte di Cisl e Uil e di mancanza di lungimiranza dei loro dirigenti. Rompere l’unità delle forze del lavoro in un momento così drammatico per la coesione sociale del Paese in crisi, può servire solo a indebolire le risorse migliori su cui poter contare. Farlo poi in una fase di attacco impersonificato dall’avventurismo di Berlusconi alla Costituzione fondata sul lavoro è ancor più irresponsabile. Anche l’accordo alla Fiat del 15 Ottobre di ventinove anni fa sanciva una dolorosa sconfitta: ma Lama, Carniti e Benvenuto (ben altri dirigenti!) ebbero il coraggio e il buon senso di illustrare l’accordo nel piazzale della fabbrica e di farlo votare, contando le mani alzate pro e contro, come gesto che sanciva una lotta condivisa e accomunava in un’unica sorte e in un passaggio difficile da cui riprendersi appena possibile, operai, impiegati, rappresentanti sindacali. Da questa conclusione odierna invece non nasce alcuna speranza: perciò dobbiamo stare al fianco di quelle lavoratrici e di quei lavoratori che, continuando a lottare, potranno cambiare le sorti di un accordo infausto e riaprire così la strada della difesa unitaria delle condizioni di lavoro.