Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 28/10/2009 alle 08:15

Una settimana fa è stato presentato dalle società Sea Aeroporti Milano e Adr, Aeroporti di Roma il piano "Due hub" con cui il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha espresso totale soddisfazione per i risultati raggiunti dalla nuova cordata di Alitalia. Da Palazzo Madama ha appoggiato sorridendo i previsti rilanci che coinvolgeranno  i principali "hub" italiani, come Roma e Milano, dispensando elogi alla nuova cordata della Cai, che oltre ad aver difeso la presunta l'italianità è avviata verso una gestione positiva. “Siamo riusciti - ha detto il premier - a far restare l'Alitalia nelle nostre mani. La sfida sta per essere vinta, ho visto i risultati di Alitalia a ottobre e ci stiamo avviando verso una gestione positiva, che conferma la giustezza del progetto e premia il coraggio degli imprenditori che hanno saputo rischiare”.
Parole che farebbero rizzare i capelli alle migliaia di lavoratori che versano tutt’oggi in cassa integrazione e, in particolare, a quelli varesini colpiti dal declino di Malpensa. Insomma Alitalia, proprio come hanno affermato gli stessi top manager di Cai, Roberto Colaninno e Rocco Sabelli, rispettivamente presidente e amministratore delegato della nuova compagnia di bandiera, sarebbe in buone mani, tutte italiane chiaramente e tutto andrebbe a gonfie vele. Ma il tentativo di infondere ottimismo sull’ipotetica resurrezione di Alitalia, dimostrando che non vendere ai francesi sia stata la cosa più giusta da fare, suona come l'ennesima campagna beffarda. Da una parte Colaninno e Sabelli guardano alle nuove strategie industriali, su come rilanciare l'aeroporto torinese Caselle con quattro nuove tratte internazionali, Berlino, Amsterdam, Mosca e Istanbul e  far diventare l'aeroporto di Malpensa uno scalo per tutti i voli low-cost. Dall’altra pensano ancora di creare un terminal unico all'aeroporto di Fiumicino dedicato esclusivamente ad Alitalia e ai suoi alleati.
Ma tra tante chiacchiere spunta una verità: a settembre, quindi solo un mese fa,  la cordata aveva ottenuto un prestito dalle banche Intesa Sanpaolo e Unicredit, le quali  hanno concesso  100 milioni di euro liquidi proprio perchè le previsioni del piano "Fenice" erano state disattese, nonostante ai cittadini fossero già stati estorti oltre 400 milioni. Nel primo trimestre di quest'anno Alitalia registrava una perdita operativa netta di 273 milioni e secondo i manager ci vorranno ancora tre anni per arrivare ad un pareggio. Insomma c'è da chiedersi cosa sia veramente cambiato a distanza di 10 mesi dal passaggio della compagnia di bandiera dalle mani pubbliche a quelle dei privati. Per ora poco niente. Certo sul piano occupazionale è cambiato praticamente tutto, in peggio s'intende, a partire dalle 10mila persone costrette alla Cassa integrazione, alle 4 mila che  il lavoro lo hanno perso davvero, senza contare la disoccupazione provocata su tutto l’indotto a partire dallo scalo varesino.

Categoria: Malpensa
Commenti dei lettori: 1 commento -
I commenti della gente qualsiasi vanno tutti sulla concretezza: garantire posti di lavoro a tutti i lavoratori! E' mai possibile che le varie istituzioni, a qualsiasi livello, non tengano conto di questa assoluta priorità? Nessuno vuole semplificare situazioni complesse, ma ciò che davvero conta è mettere al primo posto il lavoro.
Scritto da I soliti amici al bar il 2/11/2009 alle 15:11
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