inserito il 16/11/2009 alle 08:09
Nei giorni scorsi, una grande sceneggiata italiana ha portato alla ribalta le emissioni di gas serra dell'Italia e il maldestro tentativo del sistema paese per ottenere dalla Commissione di Bruxelles qualche sconto per gli industriali italiani, costretti altrimenti a inquinare meno, adottando gli opportuni sistemi di contenimento, oppure a pagare di più. Era rimasta inappagata la curiosità di conoscere le quantità di gas serra per le quali il governo italiano avessero fatto una così brutta figura e soprattutto i nomi delle imprese per le quali era sembrato loro opportuno affrontare la riprovazione generale del Continente. Ora dati e nomi sono forniti da Greenpeace. Il totale Ets (Emission trading scheme) nel 2008 è pari a 220,3 milioni di tonnellate di Co2 - le emissioni si calcolano facendo riferimento all'anidride carbonica - mentre le quote assegnate all'Italia sono di 211,3 milioni. C'è dunque uno sforamento di 9 milioni di tonnellate. I settori energivori e quindi inquinanti non sono molti: l'attenzione è rivolta a quattro principali e tre minori: termoelettrica, cemento, raffinazione, acciaio sono i primi; carta, vetro e ceramica i secondi. E' interessante notare che di sette settori, cinque hanno raggiunto standard di controllo delle emissioni tali da mantenersi complessivamente al di sotto dei massimi consentiti. Si tratta del cemento e dell'acciaio: e poi di carta, vetro, ceramica. Si può pensare che in Italia si sia raggiunta una qualità di controllo dei fumi non diversa da quello degli altri paesi, oppure che già nel 2008 sia incorsa una riduzione significativa nella produzione dei settori e di conseguenza nelle emissioni. Categoria: Idee e proposte
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