Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 14/1/2010 alle 08:01

Dopo il tentativo compiuto dal ventitreenne nigeriano che si spaccia per un membro di Al Qaeda, di far esplodere a dicembre scorso il volo della Delta Airlines diretto a Detroit, la psicosi della paura è dilagata ovunque, dando corpo all'idea di dotare gli aeroporti del body scanner.  Viene da chiedersi per quale ragione la nuova disposizione, (che entrerà in vigore entro 3 mesi), riguarderà esclusivamente Roma Fiumicino, Malpensa e il Marco Polo di Venezia. Forse negli altri aeroporti italiani non esiste il rischio terrorismo? Ma c'è dell'altro ancora. I sanitari solitamente sconsigliano di fare una radiografia all'anno o almeno di aspettare 6 mesi prima di sottoporsi ad una seconda (e immaginate cosa significhi per un dipendente di una compagnia aerea, per un uomo d'affari o comunque una persona che nella sua professione è costretta a viaggiare?). La necessità di garantire una maggiore sicurezza è una pratica che potrebbe rischiare di scatenare una psicosi generale, senza mettere a fuoco lo scopo per cui è nata. Quale sarà il prezzo da pagare in termini di vivibilità e soprattutto di mobilità da parte dei cittadini? Paura significa insicurezza, e, la storia insegna, l'insicurezza mette in moto quel meccanismo di "controllo" sempre più incisivo nei confronti di tutti, nessuno escluso. Se si ha a cuore sopra ogni cosa la dignità ed il rispetto della persona propria e di ognuno, in questa pratica che non riguarda solo la sicurezza ma un esercizio di volontaria abdicazione e sottomissione, si deve riflettere su come alcuni possono essere violati ed oltraggiati, da non poter più di fatto aver accesso ad un fondamentale mezzo di trasporto.   Dopo anni di lotteanche vittoriose per il progressivo abbattimento delle barriere architettoniche e di tutto quanto limiti di fatto  le possibilità di libera circolazione dei disabili anche gravi, migliaia di persone sostengono con assoluto cinismo e senza che nessuno risponda loro adeguatamente, che una donna mestruata che non voglia esibire l’assorbente o un colostomizzato che non voglia giustificare il sacchetto per le feci possono benissimo starsene a casa loro! Ma come ci si comporterà con chi ha protesi ortopediche,  tutori di ogni tipo, ingessature e fasciature elastiche, medicazioni a seguito di ferite o interventi chirurgici, eventuali pace maker o altri sussidi elettromedicali non inseriti sotto cute? Saranno trattati con burocratica e invasiva meticolosità e additati all’insofferenza di chi in coda dietro loro sbuffa per i rallentamenti che impongono a chi si sta imbarcando? Ma ce n’è davvero bisogno e il corpo delle donne e degli uomini va denudato senza consenso e il pudore a qualsiasi età sta in mano ad una macchina?

Categoria: Persone
Commenti dei lettori: 3 commenti -
Io sono una disabile e ho sempre sofferto dell'esposizione del mio corpo e ho apprezzato la cultura nuova che abbatte tutte le barriere, anche quelle che io chiamo spirituali, nei nostri confronti. Adesso mi sembra di tornare indietro e lei ha colto bene questo smarrimento. Grazie
Scritto da Pia Adami il 14/1/2010 alle 18:29
Il suo articolo e il commento di Pia Adami mi fanno pensare a aspetti che non avevo considerato e che sono molto profondi. E pensare che la fanno sempre cosė facile!
Scritto da Adamo il 14/1/2010 alle 18:36
Hai evidenziato aspetti non marginali, anzi piuttosto anche seri, che riguardano sicuramente tanta gente. C'č da sperare che difronte ai problemi reali che nascono da questa nuova "figura" presente nella vita delle persone sottoposte obbligatoriamente al controllo si possano trovare adeguate alternative. Per ora sicuramente introvabili.
Scritto da Soluzioni cercansi... il 15/1/2010 alle 14:38
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