Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 29/1/2010 alle 07:35

L’Istat ha presentato una ricerca utilissima a capire il malessere diffuso che riguarda questi mesi e, in particolare, il nostro Paese. Provo a sintetizzare in due post (oggi e domani) alcune cifre che mi hanno impressionato:

Popolazione: più anziani e meno figli. È soltanto grazie all’immigrazione che, dal 2001, l’Italia ha invertito il trend negativo della popolazione, che è tornata a crescere anche se soltanto di un misero 0,7% all’anno. Ma certo è che continua il processo di invecchiamento. Il nostro Paese è il più anziano d’Europa, con 143 ultrasessantacinquenni ogni 100 giovani. La regione con il più alto indice di anziani è la Liguria, quella con meno persone attempate è la Campania. La speranza di vita degli italiani è di 84 anni per le donne e di 79 per gli uomini ma non siamo molto prolifici: ogni donna ha 1,41 figli. Ci si sposa di più al Sud che al Centro e al Nord: in media 4,2 matrimoni ogni mille abitanti. Ci si separa, però, anche di più rispetto al passato: dal 2000 ad oggi, la fine delle unioni è aumentata del 35%, anche se, insieme all’Irlanda (altro Paese cattolico), siamo il Paese dove ci sono meno divorzi all’interno dell’Unione europea.

Economia. Sul fronte economico, i dati Istat fotografano un declino che sembra irreversibile, soprattutto se confrontato con i dati di altri Paesi europei. La produttività nazionale del lavoro è in costante calo e tende ad allontanarsi inesorabilmente da quello di sistemi simili al nostro, come la Francia. Il Pil è fortemente diminuito, a prescindere dalla crisi del 2009 (non considerata dallo studio dell’Istat). Un altro dato fotografa una situazione fortemente negativa: il progressivo distacco del Meridione dal resto del Paese, dove le imprese incontrano sempre maggiori difficoltà nel finanziamento, tanto che, mediamente, i tassi di interesse sono più alti. Notizie più confortanti sul fronte del commercio con l’estero: nel 2008 l’Italia detiene una quota di esportazioni con i Paesi Ue pari al 7,9% e una quota pari all’11,6% delle esportazioni europee nei confronti del resto del mondo. Un dato estremamente negativo è quello del tasso di occupazione femminile: soltanto il 47,2% delle donne ha un lavoro, ben al di sotto degli obiettivi fissati a Lisbona. Ma anche il tasso di occupazione maschile (70%) è inferiore alla media europea.
Stranieri: raddoppiati in otto anni. La popolazione immigrata, al 1° gennaio 2009, rappresenta il 6,5% del totale della popolazione italiana, cioè poco meno di quattro milioni di persone. Fra il 2001 e il 2008 è praticamente raddoppiata. Un quinto degli stranieri viene dall’Africa, con netta prevalenza dall’area maghrebina, un quarto dai Paesi dell’Europa centro-orientale, il 7,4% dall’America latina e circa il 30% da Paesi comunitari. Il 38,4% degli stranieri ha un diploma e circa un decimo una laurea. Tutti insieme, gli stranieri rappresentano il 7,6% della forza lavoro occupata.
 
 
Territorio: viva la provincia. Gli italiani preferiscono le grandi città. Lo dimostrano i dati dell’Istat, che assegnano questa preferenza a circa il 45% della popolazione, mentre il 39,3% preferisce zone ad urbanizzazione media (piccole e medie città) e il resto (circa il 16%) vive in zone a bassa urbanizzazione. Il fatto curioso è che, mentre la prima cifra è in linea con la media europea, la seconda è superiore di ben 14 punti. In altri termini, gli italiani amano molto di più degli europei vivere nella provincia, nelle piccole città, molto spesso dei veri e propri gioielli di organizzazione e tranquillità.
 
Istruzione: poca voglia di studiare. Italiani istruiti? Non si direbbe proprio scrutando le cifre Istat, che ci collocano agli ultimi posti nella media Ue. Il 47,2% dei nostri concittadini ha conseguito solamente la licenza media inferiore, rispetto ad una media dell’Ue a 27 pari al 28,5%. Nella classe di età 18-24 anni, la situazione è ancora peggiore. I giovani che hanno conseguito soltanto la licenza media inferiore e nemmeno un corso professionale fra quelli finanziati con capitali europei sono il 19,2% rispetto ad una media europea del 14,9%. Gli abbandoni scolastici prima del raggiungimento dell’obbligo scolastico colpiscono l’11,4% dei giovani, il 76% dei quali comunque conseguono un diploma di Stato di scuola superiore. Domani tornerò su altri dati. Ma, intanto, se la società italiana è così poco progredita in questi ultimi decenni rispetto all’Europa, perché la politica nazionale si lascia schiacciare da interessi personali e, anziché pensare in grande, alimenta il livore rancoroso di chi dal proprio orticello esclude ogni slancio di solidarietà e rifiuta quell’apertura culturale per cui l’Italia andava famosa in tutto il mondo?
Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 4 commenti -
Interessanti questi dati. Perchè non ne parliamo di più? Allora l'Italia in Europa va meno a scuola: E' così che si investe poco sui giovani e il futuro e non si affronta la precarietà.
Scritto da Giovanna Raisi il 29/1/2010 alle 08:40
Interessante la preferenza a vivere nelle piccole città. Anche da noi è più piacevole stare a Mantova o Bergamo con la loro architettura, la loro storia, gli ambienti che richiamano cultura e in servizi a misura d'uomo. Speriamo che questa fortuna non ci faccia più chiusi e egoisti e ci aiuti a essere aperti
Scritto da Nando, varesino contento ma preoccupato il 29/1/2010 alle 17:52
Caro Agostinelli, i dati che Lei autorevolmente riporta invitano a riflettere, anche con una punta di amarezza, perché i potenti di turno parlano di un'Italia che non esiste. Quella vera è la storia degli operai licenziati, che salgono sui tetti a Termini Imerese e in Lombardia. Povera Lombardia...Che purtroppo non può vantare primati, se non nella retorica di Formigoni, per sua fortuna sempre finora presa per buona dai media. Ma quando tutti vedranno che il re è nudo...? Pino
Scritto da Pino Altieri il 29/1/2010 alle 18:01
@ Pino Altieri. Un'amara riflessione: forse ci sono troppe persone (la stragrande maggioranza forse) che vivono ben pasciute, ossia al riparo da ogni preocupazine economica-finanziaria, con ottimi stipendi di lui e di lei, figli zero o al massimo il figlio unico, case di proprietà, aiuti ed eredità di suoceri e consuoceri, o pensioni buone, ottime, sicure... La storia vera di chi nei fatti vive ai margini pare non interessare nessuno... Solidarietà, vicinanza, condivisione cercasi!
Scritto da Carlo A. A. il 30/1/2010 alle 15:11
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