Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 22/2/2010 alle 08:11

Nel primo rapporto 2009 redatto dall'Osservatorio sui consumi di suolo, la provincia con più aree trasformate per ospitare l'uomo è quella di Milano, che vede urbanizzato quasi metà del proprio territorio, seguita da quelle di Trieste e di Varese. Questa riduzione di aree boschive ed agricole porta alla perdita e alla frammentazione di aree importanti per la conservazione della biodiversità. I corridoi ecologici sono superfici spaziali  appartenenti al paesaggio naturale esistente o create appositamente che permettono lo spostamento della fauna e lo scambio dei patrimoni genetici tra le specie presenti, aumentando il grado di biodiversità tra zone con una maggiore naturalità e più ampie ma distanti tra loro. Attraverso tali aree gli individui delle specie evitano di rimanere isolati e subire le conseguenze delle fluttuazioni e dei disturbi ambientali. La dispersione della fauna facilita inoltre la ricolonizzazione ed evita fenomeni di estinzioni locali. Il tipo di vegetazione, la presenza o meno di acqua, la forma e le dimensioni sono elementi fondamentali che determinano la qualità di un corridoio ecologico. Un alto grado di qualità ambientale favorisce inoltre la creazione di siti sicuri per la sosta di specie migratorie. Il solco vallivo della Bevera, attraversato dal torrente Bevera, rappresenta, nel panorama varesino e più in generale della Lombardia settentrionale, uno dei pochissimi esempi di ecosistema fluviale pedemontano pressoché integro ancora esistente, e va a formare un corridoio ecologico fondamentale che pone in contatto le aree prealpine elvetiche con l’alta pianura padana, consentendo così lo spostamento anche di specie animali di grossa taglia che in tal modo possono ricolonizzare aree poste a meridione del loro attuale areale distributivo. L’ecosistema costituito dalla Bevera e dai suoi immediati dintorni assume quindi un estremo interesse naturalistico, vista anche la presenza di numerose specie e di alcuni habitat di interesse comunitario, come la farfalla Coenonympha oedippus o la lampreda zanandraei, il cervo volante e la rana Latastei, le foreste alluvionali di ontano nero, l’ittiofauna e l’avifauna, con numerosissime specie di uccelli, come il falco o l’airone cenerino. In questo contesto va ad inserirsi il tracciato della ferrovia Arcisate-Stabio che, pur proponendosi come un “intervento strategico di preminente interesse nazionale”, rischia di arrecare grandi turbamenti proprio a questo corridoio ecologico, così delicato dal punto di vista ambientale e naturalistico. L’area interessata dal tracciato è caratterizzata dalla presenza di tre tipi di vincoli: il vincolo idrogeologico (R.D. 3267/23), il vincolo di salvaguardia delle sponde dei torrenti Riazzo, Bevera e Clivio (ex l.431/85) e il vincolo dei boschi (ex l.431/85). Gli assi importanti di distribuzione degli ambienti umidi in direzione nord-sud, coinvolti nel progetto, comprendono il fiume Olona, il sistema Bevera-Diotti, il Clivio-Gaggiolo, il Lavaggio e il Breggia. Si individuano inoltre alcuni assi di raccordo, ubicati tra gli assi principali in direzione est-ovest. Le aree agricole sono presenti in modo numeroso nel tratto più ampio della valle. Il tracciato attraverserà numerosi prati pingui, cui si assegna un valore paesaggistico e cromatico rilevante. C’è una forte presenza di estese aree boschive che il tracciato intecetta: nel primo tratto i boschi in maggioranza sono costituiti da essenze miste di latifoglie di robinia, castagno e frassino, con la presenza cospicua di querce nostrane (farnie e rovere). Nella vallata della Bevera i boschi sono di salici, ontani, frassini e sambuco. Nell’area oltre la galleria, in prossimità di Gaggiolo fino al confine elvetico, i boschi sono costituiti da robinie, castagni e poche querce. Gli impatti all’interno del corridoio della Bevera saranno legate alla compromissione del corridoio umido del sistema Bevera-Diotti, alla sottrazione di habitat per la costruzione delle pile del viadotto, alle possibili modifiche delle sponde dell’alveo o della qualità delle acque dei lavori e dello smaltimento delle acque di cantiere. Verranno sottratte complessivamente alle aree boschive e agricole di tutta la valle, almeno 61.000 metri quadrati, mentre si nota una carenza per quanto concerne le compensazioni ambientali previste, ad eccezione della creazione di circa 10000 metri quadrati di ambienti umidi presso le sponde della Bevera, per compensare le aree sottratte per la costruzione dei piloni e la rinaturalizzazione del territorio (senza specificare dove) per 8000 metri quadrati a compensazione delle aree sottratte per il ponte di Gaggiolo. “L’impossibilità di prevedere nello specifico le modalità di realizzazione di questi interventi” lasciano inquietanti dubbi sul futuro di questo fondamentale corridoio ecologico che ospita anche le falde  di interesse strategico nell’approvigionamento idropotabile della Provincia di Varese.

Commenti dei lettori: 5 commenti -
sempre meno territorio per vivere e sempre più territorio per morire. Questo tuo post ci dice in modo plastico che la strada del consumo di territorio (che non è inesauribile) il lombardia e a varese procede senza alcun rinsavimento da parte di coloro che a tempo pieno fanno man bassa del territorio. Ma le nostre genti quando lo capiranno????? ROBINEWS
Scritto da robinews il 22/2/2010 alle 10:37
Saviano, nel suo libro:"La bellezza e l'inferno" afferma che è fondamentale capire che non solo questi giorni ad essere compromessi, ma le nuove generazioni ad essere danneggiate. Il futuro stesso è compromesso. Chi nasce neanche potrà più tentare di cambiare quello che chi l'ha preceduto non è riuscito a fermare e a mutare. E ricorda che il nemico più scaltro non è colui che ti ti porta via tutto, ma colui che ti abitua a non avere più nulla.
Scritto da giovanni il 22/2/2010 alle 11:58
Siamo sempre alle solite. Chiunque ha buon senso, a prescindere dalla colocazione politica, guarda con apprensione al futuro, perché teme che alle nuove generazioni si lasci un mondo avviato verso un inesorabile declino. La prima preoccupazione è la natura e la sia integrità. Nel 1977 l'Italia si dota di una legge sul regime dei suoli all'avanguardia, ora le norme consentono speculazione e distruzione. In Lombardia ogni giorno sparisce un territorio pari a piazza Duomo. Terribile. Gianni
Scritto da Gianni Bologna il 22/2/2010 alle 12:16
Se davvero i pali per il ponte all'interno della Valle della Bevera scenderanno di 20metri rispetto alla superficie come ho letto, ed andranno ad interferire con le falde, credo ci dovremmo preoccupare anche della nostra acqua...e non soltanto degli animali
Scritto da Paolo il 22/2/2010 alle 13:10
Post e commenti impregnati da tanta sensibilità e civica preoccupazione ecologica. Eppur la gente continua ad essere pressochè cinicamente indifferente, della serie: "l'essenziale è che stia bene io, la mia famiglia, i miei cari perchè lì si realizza il mio mondo". E dimentichiamo che la nostra indifferenza e menefreghismo verso il Creato ci sta autodistruggendo e si sta portando via la Natura. E con essa, purtroppo, anche l'umanità delle creature.
Scritto da Rosella e Carlo il 22/2/2010 alle 23:00
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