Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 12/3/2010 alle 09:03

 “Cambiare si può”. Oggi queste tre parole “circoleranno” nelle strade e nelle piazze di tutta Italia, risuoneranno nei cortei, nei presidi, nei comizi. Ancora una volta scendono in campo i lavoratori, i pensionati, tutti coloro che sono tartassati dalla crisi, che pagano un prezzo altissimo in termini di posti di lavoro, di retribuzioni. Irrompono in uno scenario di un paese sempre più spinto verso il baratro. Proprio il giorno seguente, sabato 13, saranno le forze politiche del centrosinistra, movimenti, associazioni, il popolo viola, a mettere sotto accusa chi sta gettando l’Italia nel caos, il governo del decreto salvaliste, a battersi per difendere la Costituzione, a rivendicare nuove politiche economiche e sociali. La difesa del mondo del lavoro non è altra cosa dalla difesa della democrazia. E’ il governo che Epifani chiama più volte in causa: lavoro, fisco, cittadinanza, diritti, l’attacco all’articolo 18. La Cgil si batte perché il governo operi un cambio di passo deciso nella gestione della crisi - che deve ancora riversare sull’occupazione i suoi effetti più duri - in difesa del lavoro, per la risoluzione delle vertenze, per un’idea strategica di politica industriale. Sui temi dell’immigrazione, la CGIL chiede politiche di accoglienza e di lotta alle nuove schiavitù, con la sospensione delle legge Bossi-Fini per i migranti in cerca di occupazione e con l’abolizione del reato di clandestinità. I redditi da lavoro sono quelli che più hanno pagato le tasse in questo momento di crisi. E non è un fenomeno passeggero ma riguarda l'intera strutturale del nostro prelievo fiscale. Serve dunque una riforma fiscale per sgravare, subito, lavoratori dipendenti e pensionati ai quali restituire anche quei 500 euro di fiscal drag pagati in maniera inconsapevole. Infine, le critiche all'arbitrato e la difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori entrano di diritto nelle ragioni dello sciopero. L'arbitrato proposto dal ministro Sacconi non è una libertà in più ma una libertà in meno. Dire che si deve scegliere tra giudice e arbitrato è un diritto in meno che si toglie al lavoratore. La norma che inserisce l'arbitrato per i conflitti di lavoro, infatti, configura un indebolimento delle garanzie sul lavoro e può diventare una forma di pressione indebita al momento dell'assunzione dei giovani.

Categoria: Economia, Persone
Commenti dei lettori: 1 commento -
VIVA LO SCIOPERO DELLA CGIL, SPERO RIESCA ALLA GRANDE E CHE ALLE MANIFESTAZIONI PARTECIPINO MOLTE LAVORATRICI E LAVORATORI. HO NEL CUORE UN SOLO E GRANDE RAMMARICO PER IL FATTO CHE NON SONO UNITARIE. I LAVORATORI STANNO VIVENDO MOMENTI DI GRANDE SOLITUDINE E CON SCARSE SPERANZE PER IL FUTURO. IL PRIMO DOVERE DI "TUTTI" E QUELLO DI DARE LORO UNA GRANDE FORZA UNITARIA PER FARLI TORNARE A SPERARE.
Scritto da robinews il 12/3/2010 alle 12:34
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