Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 15/10/2010 alle 11:01

Sembra incredibile, ma con il passare del tempo viene seppellito il principio costituzionale per cui l’Italia ripudia la guerra. In Afghanistan la pietà e il rammarico per la morte di quattro ragazzi alpini viene piegata non a una riflessione sullo scivolare della missione di pace verso una guerra irreversibile, ma all’uso di bombe immancabilmente destinate a colpire anche le popolazioni civili.

In principio fu la guerra per sgominare Bin Laden e il fondamentalismo

talebano. In punta di diritto internazionale non aveva copertura, iniziava a meno di un mese dalla profonda ferita inferta al cuore degli USA e aveva più il sapore della vendetta che quello della giustizia. Poi si disse che si voleva esportare la democrazia anche da quelle parti, tanto che l'intervento poteva essere inserito nel più ampio movimento di liberazione delle donne. Oggi si dichiara ad alta voce che si tratta di guerra e che – à la guerre comme à la guerre – dobbiamo armarci di più e meglio per "essere più efficienti". Si glissa sui "danni collaterali" che questo comporterebbe e sul coinvolgimento di civili. Ma se non altro il ministro La Russa getta la maschera.

Purtroppo quell'area non è la sola a soffrire il deficit di democrazia. Se dovessimo decidere di intervenire militarmente in ogni luogo in cui la democrazia è compromessa e la gente soffre persecuzione, oppressione e morte... Oggi, quando  la sofferenza si trasforma in pianto per tante giovani vite sacrificate ancora una volta sull'altare di interessi diversi da quelli dichiarati esprimiamo vicinanza sincera e profonda alle famiglie dei militari uccisi, ma anche preoccupazioni crescenti  per la democrazia. Non solo quella di terre lontane, ma quella nostra.

 

Commenti dei lettori: 3 commenti -
Condivido l'idea che dopo un primo momento di vicinanza alle famiglie colpite da un così tragico lutto, la politica si debba interrogare sul modo di essere presenti in istanze sovra nazionali che giustificano la guerra (e solo così si può definire l'intervento militare in atto) di occupazione di un territorio. La politica dovrebbe, a mio avviso, occupartsi dei medi elunghi periodi per fare in modo che simili situazioni non si ripetano più!
Scritto da Edoardo Porotti il 15/10/2010 alle 12:02
caro mario,poche settimane fa ho visto dei giovani uscire da un oratorio con tutti la stessa maglietta "noi siamo per la paceVERAMENTE". Non pensi che loro,magari istruiti da qualche cappellano militare, abbiano capito tutto della pace e della democrazia tanto da rassicurarti sul futuro almeno dell'italia? Pensa ai "pacifisti"come me che al massimo hanno avuto cattivi maestri come te. Quel veramente mi è parso pesante ma non ho capito se fosse piu pesante per me o per loro
Scritto da angelomotta il 15/10/2010 alle 14:46
Penso che occorra tornare a parole di verità, come sembra voler fare questo blog. Non si può ad ogni piè sospinto cambiare motivazione per la "missione di pace" e finire sempre più irreversibilmente preda di una guerra senza ritorno. Almeno discutiamone e non lasciamo la politica estera nelle mani di pochi.
Scritto da Cardillo il 15/10/2010 alle 16:13
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