Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 3/1/2011 alle 08:01

Perché così timida e evasiva la risposta politica all’incursione di Marchionne nella nostra Costituzione? Ma ci si rende conto di come si voglia ridurre, minacciando ritorsioni fino alla chiusura degli impianti, il potere dei lavoratori nei luoghi della produzione? Nella mia lunga esperienza sindacale non ho mai visto un ricatto così esplicito e definitivo nei confronti delle organizzazioni sindacali e del diritto individuale a dissentire e a “lavorare in libertà”. Il manager italo-canadese pretende che la democrazia e la Costituzione debbano fermarsi fuori dalle fabbriche e dagli uffici.

L’accordo confederale del 1993, tutt’ora in vigore, prevede che vengano elette le Rappresentanze sindacali unitarie, delegati voluti da tutti i lavoratori e titolari anche della contrattazione aziendale. Al loro posto in FIAT ci saranno invece solo delegati nominati dai sindacati che firmano l’intesa e senza potere contrattuale. Addirittura i lavoratori riassunti dalla nuova compagnia (la cosiddetta Newco, all’americana) sono impediti di rimettere in discussione gli accordi imposti, pena sanzioni. Lo sciopero, diritto individuale, è di fatto bandito, addirittura per decisione dei sindacati minoritari Cisl, Uil e Fismic. Siamo al “porcellum” in fabbrica, con le nomine che sostituiscono libere elezioni. Capisco l’entusiasmo antioperaio di PdL e Lega, ma mi sfugge la ragione della mancanza di allarme nelle reazioni del partito di Bersani. Una mia amica storica mi faceva notare in questi giorni che il patto del 1925 di palazzo Vidoni, suggerito dalle esigenze del fascismo di dotarsi della esclusiva rappresentanza degli operai, ha una preoccupante analogia con l’accordo di Mirafiori. La volontà di escludere il sindacato conflittuale anche in quel lontano accordo non passò dalla sua messa fuori legge ma dallo svuotamento delle sue competenze in fabbrica. Siamo invece in una fase che richiederebbe da parte del sindacato il massimo di conoscenza dei processi e di creatività nel conflitto, che possono venire solo da uno scambio continuo con i delegati e i rappresentanti eletti. Perché allora, se non per insipienza, anche la Cisl e la Uil sono andate contro la loro storia e perché questo arretramento non viene loro rimproverato da tutto il centrosinistra?

Io credo che, anche sindacalmente, il problema non sia affatto di isolare i metalmeccanici della CGIL, ma di riconquistare attorno ad essi l’intero mondo del lavoro forzato alla spaccatura. E’ bene convincersi, anche mettendo a frutto le solide tradizioni sindacali unitarie di una provincia come Varese, che la trasformazione che si cerca di imporre partendo da Pomigliano e Mirafiori ha a che fare con la distribuzione del potere e con i conseguenti diritti democratici in fabbrica - così come li abbiamo sperimentati anche nei nostri territori dagli anni ’70 - e che il piano strategico d’impresa e un patto sociale includente sono la posta da conquistare. Riunificando, anziché frammentando, la rappresentanza sindacale e mettendo in gioco, anziché  rendere ininfluente, quella politica. Perché mai l’opposizione nel Paese dovrebbe esprimere una acritica fiducia nella vista a breve di Marchionne e lasciare soli i lavoratori?

Commenti dei lettori: 3 commenti -
Anni fa,alla Whirlpool,l'allora seg regle venne a tenere una assemblea , dopo la sua relazione intervenni io ponendo un problema oggi attuale anche se poco rilevato:cosa ne è del sindacato in una fabbrica dove il padrone quotidianamente ti diceO COSI O ME NE VADO ? Esposi la mia visione della realta di quella fabbrica in quei momenti,per essere pesantemente insultato certo non dai lavora tori.Marchionni ha secondo me esasperato una situazione gia esistente,a volte le risposte sono gia nella storia
Scritto da mottaangelo il 3/1/2011 alle 10:35
Marchionne ha colto al balzo la crisi economica per mettere in atto i suoi ricatti e la sua rivincita contro il sindacato democratico dei consigli e del loro potere in fabbrica. Oggi chi dice che la fiom è il passato e marchionne con bonanni e angeletti sono il futuro dice il falso perchè quello che si cerca di far passare oggi è peggio di quello che c'era prima delle conquiste degli anni 60/70. Finchè Montezemolo sarà la futura alternativa a Berlusconi dall'opposizione che c'è da aspettars
Scritto da robinews il 3/1/2011 alle 21:12
Non difenderei tanto il diritto di sciopero quanto il diritto di dire la mia sulle condizioni di lavoro.La logica prender o lasciare è medioevale, e neppurev tanto efficace economicamente. Perchè i marchi americani che non hanno avuto conflittualità in fabbrica sono entrati cosi pesantemente in crisi?Li non c'era la FIOM, eppure...
Scritto da claudio il 4/1/2011 alle 10:59
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