inserito il 14/2/2011 alle 09:02
L’unità e il coordinamento mondiale dei migranti, ben lungi da essere anche minimente apparsi in un qualche vago orizzonte, sono visti come condizioni per una pressione efficace sulle Nazioni Unite, sulle comunità sovranazionali, come la UE, e sui singoli stati nazionali. Un altro strumento ritenuto utile è la rivendicazione di sanzioni e l’impiego di forme di boicottaggio verso quei paesi che violano i diritti dei migranti o le convenzioni internazionali (molti hanno citato come illegale sul piano del diritto internazionale, l’accordo italo-libico che affida alla polizia di Gheddafi il rimpatrio dei migranti clandestini). Si è profilata la possibilità di indire, nel dicembre prossimo, una giornata internazionale di protesta contro il razzismo e in favore dei diritti e della dignità dei migranti. Il pessimismo, in tutta questa materia, è d’obbligo. Le Nazioni Unite difficilmente vedrebbero una maggioranza netta circa una Carta dei migranti, e il veto di svariati paesi la metterebbero in un cul-de-sac. L’opinione pubblica dei paesi ospitanti, a Nord come a Sud, non è pronta per recepire un programma tanto avanzato. E nei singoli stati la mobilitazione compatta, a titolo individuale o comunitario, di tutti i migranti è di là da venire, figuriamoci quanto sia lontana in sede internazionale. Le buone intenzioni non bastano. Meno che mai nel contesto complesso, logoro e in declino economico e fiscale, degli stati nazionali dei paesi riceventi (non necessariamente: c’è chi emigra verso il Mali, quinto paese al mondo nella classifica della povertà…).
Categoria: Idee e proposte, Persone
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