Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 14/2/2011 alle 09:02

Nei giorni precedenti il Forum, nell’incantevole e simbolica isola di Gorée – uno dei luoghi storici di concentramento e smistamento degli schiavi destinati a venire insediati a forza, in posizione subalterna, nei paesi colonizzati –, una serie di Ong ha presentato una Carta mondiale dei migranti. Attraverso azioni di sensibilizzazione e forme di lotta originali, come lo sciopero degli stranieri, si vuole promuovere un movimento a carattere internazionale dei migranti, in tutte le direzioni in cui essi si muovono, e dunque non solo tra Nord e Nord e Nord e Sud del mondo, ma anche tra Sud e Sud, La Carta è vista più come strumento tattico per ottenere nei singoli contesti nazionali o comunitari, che come obiettivo strategico che solo le Nazioni Unite possono ratificare. I temi più rilevanti sono: il diritto di partire o restare in piena libertà; il diritto dei migranti di portare con sé, secondo la discussa espressione di Charles Taylor, “tutta la loro zolla”, ossia le loro lingue, religioni, culture e tradizioni civili e civiche; la parità tra lavoratori autoctoni e migranti; la ridefinizione dell’idea di cittadinanza in base alla semplice presenza per un certo tempo in un dato territorio; l’estensione ai migranti del diritto di voto e delle protezioni sociali accordate ai nativi, e in generale la caduta di ogni forma di discriminazione e di differenza di stato giuridico.

L’unità e il coordinamento mondiale dei migranti, ben lungi da essere anche minimente apparsi in un qualche vago orizzonte, sono visti come condizioni per una pressione efficace sulle Nazioni Unite, sulle comunità sovranazionali, come la UE, e sui singoli stati nazionali. Un altro strumento ritenuto utile è la rivendicazione di sanzioni e l’impiego di forme di boicottaggio verso quei paesi che violano i diritti dei migranti o le convenzioni internazionali (molti hanno citato come illegale sul piano del diritto internazionale, l’accordo italo-libico che affida alla polizia di Gheddafi il rimpatrio dei migranti clandestini). Si è profilata la possibilità di indire, nel dicembre prossimo, una giornata internazionale di protesta contro il razzismo e in favore dei diritti e della dignità dei migranti.

Il pessimismo, in tutta questa materia, è d’obbligo. Le Nazioni Unite difficilmente vedrebbero una maggioranza netta circa una Carta dei migranti, e il veto di svariati paesi la metterebbero in un cul-de-sac. L’opinione pubblica dei paesi ospitanti, a Nord come a Sud, non è pronta per recepire un programma tanto avanzato. E nei singoli stati la mobilitazione compatta, a titolo individuale o comunitario, di tutti i migranti è di là da venire, figuriamoci quanto sia lontana in sede internazionale. Le buone intenzioni non bastano. Meno che mai nel contesto complesso, logoro e in declino economico e fiscale, degli stati nazionali dei paesi riceventi (non necessariamente: c’è chi emigra verso il Mali, quinto paese al mondo nella classifica della povertà…).

 

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