Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 18/3/2011 alle 07:05

Nei giorni della catastrofe di Fukushima, siamo di nuovo da più parti e da molti "esperti " delle nostre sorti (compresa l'irriducibile Margherita Hack) invitati a non fidarci “dell’emotività”. Perché? Dato che parliamo di vita e di morte, di benessere, sopravvivenza e futuro, perché mai dovremmo togliere di mezzo il fatto che la realtà esiste non di per sé, ma in quanto ne siamo osservatori, e tutti abbiamo diritto di presentarci con le nostre convinzioni e speranze all’appello per decidere del nostro futuro? Sarà compito di scienziati e tecnici impedire che quel diritto sia minato dalla disinformazione e inficiato da un eccesso di soggettività senza confronto, ma la parola ultima rimane a persone in carne, ossa e cervello.

Penso che siamo alla fine dell’era del nucleare civile. Non basterà la linea filonucleare di adottare sistemi ridondanti di sicurezza: un reattore a fusione è di fatto, nel suo funzionamento, un incidente latente controllato. Una macchina moderata fin che si vuole, ma caratterizzata da una così immensa e insostenibile densità energetica che, se viene liberata e scatenata per qualsiasi evento dovuto alla imprevedibilità della natura o alla pura quotidianità (fatta anche di errori umani, che non avvengono solo a Chernobyl o dentro la Tepco) produce effetti che distruggono irreparabilmente la vita e i cicli naturali, in una latitudine di tempo e spazio che travalica l’esperienza esistenziale di ciascuno e la stessa coscienza che l’umanità ha di se stessa.

Questa immagine del nucleare non si localizza solo nella sfera emotiva: anche l’economia reale si metterà di traverso. Costerà così tanto il kWh del nucleare “più sicuro” di ultima generazione, (quello dei PWR di Areva comprati da Berlusconi per intenderci), con ulteriori software e complicati circuiti e gravato da enormi investimenti ad altissimi tassi di interesse, da rendere assai più competitiva qualsiasi fonte rinnovabile. Così, ridurremmo la CO2, avremmo un’occupazione più stabile e qualificata ed eviteremmo di essere circondati da tante Fukushima potenziali, che sono tutti buoni a illustrare con una bacchetta alle lavagne di Porta a Porta, ma che nessuna tecnologia riesce a spegnere quando sfuggono di mano.    

 

Commenti dei lettori: 14 commenti -
L'emotività può essere ritenuta e considerata anche contingente ma la razionalità si impone, e va ben oltre ogni forma di particolare emotivita. Oggi più che mai.
Scritto da C. Ateri il 18/3/2011 alle 08:46
intanto prendiamo atto che se qualcuno come la hack è irriducibile altri come veronesi convengono sul fatto che sia meglio fermarsi, almeno il tempo di riflettere meglio
Scritto da angelo il 18/3/2011 alle 09:55
No, non è da emotivi, specie quando (come esponi nell'ultima parte del post) si calcolano i costi economici che comporta la presunta sicurezza dei nuovi reattori. Le fonti rinnovabili sono decisamente più pulite e più economiche del nucleare, e sono anche (ed è un fattore importante) immediatamente disponibili, al contrario delle centrali nucleari che comportano tempi di realizzazione molto lunghi.
Scritto da Natalino Bianchi il 18/3/2011 alle 11:18
@Natalino Bianchi. Hai perefttamente ragione. Ma non si riesce a capire la logica di voler fare ad ogni costo le centrali nucleari, così comunque rischiose e così assai costose (e poi il grave problema dello smaltimento delle scorie!). Ma perchè allora non si dà un potentissimo colpo di acceleratore sullo sviluppo delle "fonti rinnovabili decisamente più pulite e più economiche"? E' una domanda forse ingenua e puerile... sicuramente non emotiva, ma serena. Questione di forti interessi economici?
Scritto da Luigi B. il 18/3/2011 alle 11:49
1- che ne facciamo delle scorie? 2- e l'acqua usata per raffreddare direttamente il reattore poi resta potabile? 3- che rischi corrono chi lavora nella centrale e tra l'altro fa la manutenzione? 4- e l'acqua e le sostanze per pulire operai ed attrezzature che manutengono la centrale, resta potabile? E che fine fa? 5- in Svezia e Giappone, paesi piu' seri e sociali del nostro i gestori sono reticenti, come possiamo fidarci? ... sono domande, non emotivita'
Scritto da padanus il 18/3/2011 alle 16:26
6- Incidente alla centrale, abbastanza serio da non poterlo nascondere.... minimo evacuano 20km tutt'intorno. E non e' che rientrato l'allarme il terreno ritorna come prima. 7- Incidente alla centrale, piu' grave, a rischio 80 km tutto intorno. Quanto costa (in termini di perdita di valore) un'incidente? 8- O tutti gli 80 km intorno se li compra il gestore al prezzo della terra buona? Davvero il KWh nucleare conviene, se si conteggia tutto? - emotivita'? Sono costi che il gestore non paghera'
Scritto da padanus il 18/3/2011 alle 16:32
10 - centrale in Val Padana... scarica prima nel Po e poi nell'adriatico, tipo a 150 km da Venezia, o da Riccione. In caso di incidente, prevedibile impatto negativo sul turismo. Chi paga?` E' emotivita'?
Scritto da padanus il 18/3/2011 alle 16:35
Ebbene, sono emotivo perchè voglio bene a mio nipote e ai nipoti di di mio nipote. Voi nuclearisti "avanti tutta!", anche se qualche riflessione senbra in arrivo, un nipote ce lo avete?
Scritto da Giorgio il 18/3/2011 alle 18:55
Invece di dire e ascoltare tante baggianate, andate per favore a fare un minimo calcolo della densità di energia che è possibile produrre da fonti cosiddette rinnovabili. Se devo avere qualche megawatt di potenza disponobile /24h/7) ci volgliono milioni di metri quadri di impianti. E la potenza è disponibile senza la necessaria continuità. Il nucleare è l'unica fonte di energia (assieme al geotermico) che ci permette di averla dove e quanto ci serve.
Scritto da Offredo da Buttiglione il 18/3/2011 alle 22:52
Mario, in un programma radiofonico di questa mattina, un noto commentatore della stampa, ricordando quanto sta avvenendo in Giappone, dice di essere molto preoccupato ma assai di più del nucleare militare... "di cui non si parla".
Scritto da Luigi B. il 19/3/2011 alle 10:33
Di base non sono sfavorevole, MA bisogna fare alcune considerazioni razionali: 1. che senso ha investire in una tecnologia dalla quale altrove si esce? L'Italia arriva tardi, meglio investire sulle tecnologie nuove e sui sistemi a "grid" per la produzione di energia. 2. Una centrale nucleare ha una vita lunghissima ed un decomissioning altrettanto lungo: fra 40 anni la tecnologia odierna (vecchia di 10-15 anni oggi) sara' obsoleta e poco sicura. 3. Il prossimo governo mettera' da parte il tutto.
Scritto da Florian W il 19/3/2011 alle 11:47
Il problema è il futuro energetico, importantissimo, vitale, soprattutto per i nostri nipoti, per i loro figli, come scrive @Giorgio. Il petrolio e l'uranio si esauriranno, altre alternative e ipotesi, sostiene @Offredo da Buttiglione, sembrerebbero inefficaci o non risolutive ed adeguate: passata, se passa, l'emotività, che ci resta, allora? Per intanto sento molta angoscia per quel fututo (e credo di essere in numerosissima compagnìa).
Scritto da R. Paganini il 19/3/2011 alle 14:19
La tv giapponese satellitare NHK,2 giorni dopo intervistando un ragazzo di una 20ina d'anni di Fukushima,costui disse: " Non ho paura di ciò che vedo,ma ho paura di ciò che non vedo",racchiudendo in questo pensiero la vera tragedia. Io dico,preferisco fare a meno di una pizza a forno(elettrico),che essere bombardato da atomi per millenni !!
Scritto da Giò il 19/3/2011 alle 14:33
Il nucleare fa paura,ma non credo che una scoperta così importante si possa "coprire".E' un'enorme energia da controllare,che però permette tante cose all'uomo.Il Giappone viene da Hiroshima,eppure ha scelto il nucleare per vivere.Sono per riflettere,ma anche per andare avanti.
Scritto da Franca Aletti il 20/3/2011 alle 02:10
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