Come accade nei cicli economici, anche in quelli politici si alternano fasi di impegno a fasi di stagnazione. Il grande economista Albert O.Hirschman, sul finire degli anni settanta pubblicò un libricino, dal suggestivo titolo Felicità privata e felicità pubblica. La tesi del libro era forte e chiara: nei diversi Paesi non esistono soltanto cicli economici, nei quali si alternano fasi di boom e crescita a fasi di crisi e depressione; esistono anche dei cicli politici tra impegno pubblico e impegno privato. Sulla base di qualche evidenza storica, e con una forte capacità intuitiva, Hirschman ci ha spiegato che se guardiamo la storia possiamo ritrovarvi fasi di impegno pubblico seguite da periodi di ritorno al privato. E proprio come accade nei cicli economici, la fase precedente spiega e determina quella successiva.
In economia il boom economico e la crescita quando giungono al culmine creano le premesse della crisi e della decrescita (e viceversa): nella sfera civile una fase di ricerca di interessi e obiettivi privatistici e individuali creano le premesse per una nuova ondata in direzione opposta, cioè di impegno civile per il bene comune e la pubblica felicità. Si verifica quindi una sorta di oscillazione tra periodi di preoccupazione e impegno per la sfera pubblica e altri nei quali ci si concentra prevalentemente sui miglioramenti della sfera privata.
Nelle fasi “pubbliche” di questo ciclo storico, è la politica a occupare il centro della scena; il benessere economico e il consumo individuale sono invece i protagonisti nelle fasi “private” del ciclo. E il meccanismo che Hirschman pone al centro di questa alternanza pubblico/privato è quello della delusione, che porta le persone a cambiare preferenze e valori una volta che hanno indugiato a lungo nel privato o nel pubblico: e una volta superata una soglia critica la reazione scoppia, e il ciclo si inverte. Forse è questo quello che sta succedendo nella parte più innovativa della società italiana e che la vecchia politica continua a contrastare, io spero, vanamente.