A 88 anni è mancato Ivar Oddone, l’uomo che più di ogni altro ha legato il suo nome alla medicina del lavoro e alle lotte in fabbrica per la salute. Era ancora studente in medicina quando, dopo l'8 settembre 1943, era entrato nelle file della Resistenza ligure. Si era poi laureato e da medico alle Molinette di Torino aveva cominciato ad affiancare i metalmeccanici nelle battaglie contro la monetizzazione della salute.
Non c’è operaio di grande fabbrica degli anni ’70 e ’80 che non abbia avuto tra le mani la sua famosa dispensa sui fattori di rischio, che illustrava con straordinario effetto didattico e comunicativo i pericoli cui erano esposti le lavoratrici e i lavoratori. Di lui ho un ricordo limpido, quando, lamentandomi delle difficoltà e del ritardo con cui entrava alla Pomini Farrell di Busto la tematica della salute, mi ammonì dicendo: “Caro mio, sai quanti anni ci abbiamo messo per far passare la parola d’ordine "la salute non si vende"? 10 anni!”
Aggiungo qui la testimonianza diretta con cui l’ha commemorato a Torino il 24 ottobre Gianni Marchetto, operaio Fiat e dirigente sindacale della Quinta Lega: “Ivar mi ha lasciato uno scritto di suo pugno che voglio qui leggere in un momento così triste e solenne: “gli operai non se ne fanno niente di chiacchiere, vogliono e cercano sempre delle soluzioni, loro che sono gli ultimi a dover mettere una pezza agli errori della progettazione e della programmazione per far uscire uno dei mille prodotti che giornalmente noi usiamo, ancorché facciano delle mansioni del tutto banali attorno a qualche manciata di secondi o di minuti”.
Addio Ivar!
Sono un pensionato oggi, ma ero un delegato della IRE negli anni 80. Mi ricordo le riunioni con Bigli e Rosa con sul tavolo la dispensa sui quattro fattori di rischio, con la grafica colorata fatta con gli omini stilizzati. Ho imparato tantissimo e non me lo dimenticherò più. I giovani oggi dovrebbero conoscere queste straordinarie esperienze: grazie per averle ricordate.
Scritto da Rino il 25/10/2011 alle 19:49
Non dimentichiamoci dell'esperienza della Montedison di Castellanza e di tutto il lavoro e la cultura che quei delegati, guidati da Marra, hanno saputo diffondere con grande passione anche all'esterno di quella fabbrica.
Scritto da Pinna Gianfranco il 25/10/2011 alle 21:10