Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 17/2/2012 alle 07:20

La cultura è ricchezza, anche economica. Peccato che il governo nella sua opera di risanamento non sembra abbia intenzione di tenerne conto. E non si tratta solo di mancati investimenti - in calo da anni - o di storica carenza di strategia: serve un cambio di mentalità.

Ci sono poche cose da fare subito e c'è un luogo comune da sconfiggere: la cultura non è un costo, al contrario - in tempi di crisi - rappresenta una possibilità di crescita. La cultura oggi produce il 2,6 per cento del Pil e occupa 1,4 milioni di lavoratori. Negli ultimi due anni ha subito un taglio degli investimenti pubblici per un miliardo di euro, ma la «domanda» del settore è aumentata nel 2011 di oltre il 4 per cento.

Commenti dei lettori: 2 commenti -
"Ama la cultura, adorala, lusingala. Ti dimostreranno che non serve a niente. E' quello il momento in cui si mostrerà divina."
Scritto da Carlo Vigo il 17/2/2012 alle 08:13
L'industria culturale non è tale da impedire la nascita di un'opera d'arte di qualità e magari d'eccezione. Ma è evidente che ne condiziona la forma. L'industria culturale è il terreno su cui opera la nostra cultura. Se viene mortificata dalle scelte miopi di governi che hanno investito nel consumismo o nei profitti delle banche, ne perdiamo tutti
Scritto da Peter Soli e Roberto il 17/2/2012 alle 08:19
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