Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 23/2/2012 alle 10:30

Variazione qualità occupazione 2011 vs. 2010 (fonte Istat)

Il grafico riporta le variazioni dell’occupazione distinte per genere e grande gruppo professionale. La differenza di genere continua a caratterizzare i risultati occupazionali, nonostante i progressi delle donne nel mercato del lavoro. I dati sono espressi in termini di variazioni tendenziali assolute (in migliaia di unità) rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Nel 2011, la flessione complessiva dell’occupazione osservata nel 2010 (-0,7 per cento, pari a -153 mila unità) è sintesi di andamenti differenziati per professione.

Alla caduta tendenziale delle professioni qualificate e tecniche (-251 mila unità) e degli operai specializzati (-109 mila unità) si è contrapposto l’incremento delle professioni non qualificate (+130 mila unità), insieme a quello delle professioni esecutive del lavoro di ufficio e degli addetti al commercio e ai servizi (+94 mila unità). Per la componente femminile la sostanziale stabilità totale dell’occupazione si è tradotta in un incremento della segregazione di genere (call center, servizi di pulizia a imprese ed enti, collaboratrici domestiche e assistenti familiari straniere). L’Italia esce dall’Europa, nonostante la grancassa dei tecnici delle banche e della finanza, con un occhio allo spread e l’altro cieco.

Commenti dei lettori: 3 commenti -
Se ne parla pochissimo, ma questo è il vero spread con germania e Francia. Eppure eravamo famosi nel mondo per specializzazione in molti settori. Se viene meno formazione e scuola è più difficile uscire dalla crisi
Scritto da Rino Subbio il 23/2/2012 alle 10:48
Vorremmo far notare che dal Brasile dove scriviamo vengono diffusi grafici esattamente speculari, nel senso che donne e qualificati sono in continuo aumento. Forse ci si dimentica che qui da oltre dieci anni governa una sinistra sociale vera, che toglie dalla povertà e dà lavoro anche a quelli che fino agli anni '90 non avevano speranze. Come mai la società italiana è diventata così passiva?
Scritto da Antonio e Paolo il 23/2/2012 alle 11:04
Caro Mario forse dobbiamo prendere coscienza che questo quadro conferma lo scivolamento sempre più repentino del nostro paese nella fascia dei paesi semi o pienamente sottosviluppati. O no?
Scritto da Robinews il 23/2/2012 alle 12:55
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