Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 10/1/2009 alle 15:36

Spazio ad un articolo di Rocco Cordì pubblicato sulla Rivista “Guerre&pace”

Pregiudizi, intolleranza, persino violenza, da sempre hanno accompagnato i fenomeni migratori, perché la presenza del nuovo, l’incognita rappresentata dall’altro, dal diverso, dallo straniero, fa scattare automaticamente l’istinto all’autodifesa producendo spinte irrazionali e reazioni anche aggressive.

Perché ieri no, oggi sì? Xenofobia e razzismo rappresentano la proiezione estrema di tali paure, la prova dell’incapacità di misurarsi razionalmente con il mondo che ti sta intorno e le sue trasformazioni. Sono forme disperate di reazione che trasformano rapidamente le primitive manifestazioni di “autodifesa” in  aperta intolleranza e aggressività verso l’altro, fino ad assumere il proposito di “annullamento del nemico”.

Anche l’intenso fenomeno migratorio che ha interessato il nostro Paese nell’ultimo decennio ha suscitato timori e paure di questo tipo, ma può essere utile ricordare che, in altro periodo (nei due decenni successivi al dopoguerra), l’Italia ha vissuto una delle più grandi migrazioni interne della storia. Eppure nel vivo di quel processo, pur tra mille problemi e contraddizioni, la situazione rimase sotto controllo grazie alla presenza e al ruolo positivo di partiti, associazioni, istituzioni.

Xenofobia e razzismo rimasero, allora, relativamente marginali perché i timori e le paure indotte dalla nuova situazione vennero canalizzate dentro azioni e linee progettuali positive e rivolte al futuro.

Oggi la situazione appare rovesciata. La questione immigrazione è precipitata non per ragioni legate al fenomeno in sé, ma per il contesto in cui si è sviluppato e, soprattutto, per le modalità con cui politica e istituzioni lo hanno affrontato. Essa è diventata un campo di battaglia infinito la cui posta in gioco è l’accaparramento di consensi a buon mercato ma anche, per i fondamentalisti di ogni risma, occasione per affermare un’idea altra degli assetti sociali e statuali, mentre la sinistra appare prigioniera del problema, incapace di fornire risposte adeguate e di opporre un progetto alternativo.

 

Categoria: Persone
Commenti dei lettori: 1 commento -
L'uomo è animale territoriale, e gli intrusi che occupano il territorio sono visti come minaccia per le risorse disponibili. Se questo funziona a livello ancestrale, istintivo, la parte razionale può capire che è giusto fare spazio anche agli intrusi, umanamente. Oggi però anche la parte razionale di ciascuno di noi si accorge che l'immigrato compete con l'indigeno, e vince (costo del lavoro più basso a parità del resto): la minaccia è reale, in un periodo di vacche magre.
Scritto da Silvano Madasi il 11/1/2009 alle 02:33
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