Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 23/1/2009 alle 15:03

Hector Laerte Franchi ha nonni piemontesi che gli hanno lasciato in memoria le preghiere del mattino in un dialetto stretto: me le ripete come una filastrocca che la nonna inanellava ad altre prima che si addormentasse e che si era premurato di recitare a Bussoleno, quando era venuto in Italia come premio per un concorso argentino su Salgari. E’ alto, asciutto e si appoggia alle stampelle da quando è stato lasciato tramortito per una intera giornata sull’asfalto, colpito in tutto il corpo da una spedizione punitiva. Hector, che deve i suoi nomi aulici ad un emigrato amante dell’operetta, è stato il capo riconosciuto del sindacato ferrovieri di Buenos Aires Sud ed ha diretto lo sciopero di due mesi – tutto fermo finchè le rotaie diventavano gialle per la ruggine – che aveva piegato l’intransigenza dei padroni inglesi della “Capitan Rocha”. Inviso ai militari quanto al padronato locale, vive circondato dalla considerazione del suo quartiere dove oggi, da pensionato, ha messo insieme trenta volontari ex meccanici e macchinisti che fanno ripartire locomotive dismesse (a vapore o diesel, non elettriche di cui non ci capisce). E insieme hanno creato un museo che è anche parco giochi per bambini nell’area dell’Università di Ingegneria. Ha racconti profondi con cui intrattenere e gli fa piacere incontrare due italiani che provengono dalla Cgil, un sindacato che conosce bene. Ci dice, con nostro stupore, che il “Venerabile” Licio Gelli ha incrociato anche la sua vita, essendo un protagonista in Argentina di quel “recupero di elementi tecnici dell’anticomunismo” che i servizi segreti americani e il Vaticano hanno organizzato nel dopoguerra. Gelli intascava il 40% del prezzo pagato dai fascisti in fuga per Buenos Aires ed era in contatto diretto con Peron e la moglie Evita. Quando diventò amministratore del tesoro accumulato con la fuoriuscita di 60 mila tra fascisti e nazisti organizzò anche la P2 locale, che contava tra i suoi adepti quei comandanti degli squadroni della morte, da cui Hector fu visitato in quel giorno terribile che lo portò in fin di vita. Ci lascia alla fine di un pomeriggio assolato con una stretta di mano calda come il sorriso e con un ammonimento: “Il sindacato argentino è stato distrutto dal corporativismo peronista: attenti anche voi, perché dopo non rimane che la mutualità a basso livello. Una mutualità generosa e indispensabile per affrontare la crisi, come è accaduto a noi e sta accadendo ora anche a voi; ma non sufficiente, se non è parte di un disegno più generale di società giusta e se non si premura di snidare i Licio Gelli ovunque si aggirino”. Un po’ da brivido, quando pensiamo al ritorno del “venerabile” in trasmissioni televisive nella civilissima Toscana e quando ci tocca vedere lungo il Paseo Colon un immenso manifesto con Berlusconi che ammicca a Caselli, il candidato locale della destra nostalgica.

Categoria: Idee e proposte
Commenti dei lettori: 1 commento -
Sono d'accordo, di gente come Gelli ne esiste probabilmente ancora molta. Per fortuna ci sono anche molte persone, di destra di sinistra, che si dedicano al bene comune.
Scritto da Antonio di Biase il 23/1/2009 alle 22:07
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