inserito il 25/1/2009 alle 13:44
In fila, appoggiati agli specchi della Confeteria Ideal, un tempio del tango popolare che si può frequentare lontano dai turisti, si segue con curiosità e ammirazione l’intreccio di passi audaci dei milongueros che hanno a disposizione “tre minuti solo per conquistare una donna”. Ma ci si accorge subito che il tango non è quella cosa che ci consegna una retorica esotica e peccaminosa, bensì un percorso popolare faticoso su cui si è costruita una forma d’arte e una identità che attraversa le periferie, il “campo” bianco, il suburbio nero. Una creazione collettiva che ha per teatro la strada e che si infila nelle feste di compleanno e nei veglioni di carnevale, mentre l’Opera dei Caruso e dei Puccini tiene banco nell’alta borghesia, tra gli industriali e i proprietari terrieri che arricchiscono con donazioni i grandi teatri del Mar della Plata. Il tango, ci si accorge osservando le piastrelle policrome dell’Ideal su cui scivolano scarpe bicolori e tacchi vertiginosi, è “un pensiero triste che si balla”, con una sua storia complessa e appassionante che ha sullo sfondo lo schiavismo e l’immigrazione, ma che in Europa viene confusa con la Spagna del flamenco: Carmen con Hermelinda. Categoria: Idee e proposte
Che meraviglia, un articolo di natura culturale e musicale, per quanto con taglio sociale, in quest'epoca di crisi e di notizie un po' ripetitive su Malpensa e dintorni! Il tango è passione, addirittura è considerato una terapia per la depressione...Ho avuto la fortuna di ascoltare un duo eccezionale (Felice Clemente e Javier Perez Forte) nel loro folktangojazz del Sudamerica: esperienza memorabile, in un piccolo Comune del Varesotto! Meno insolita a Milano...
Scritto da rita gaviraghi il 26/1/2009 alle 07:48 |
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