Chi ha vissuto le intense giornate del Forum Sociale di Belém
partecipando a seminari e gruppi di lavoro, eventi e assemblee, ha compreso che i focus centrali e innovativi sono stati le riflessioni sulla "giustizia climatica" e la questione dei popoli indigeni. I cambiamenti climatici e l'impatto ambientale provocato dal modello di sviluppo industriale viene pagato a prezzi da usura proprio dai popoli che non hanno nemmeno potuto godere i vantaggi del progresso industriale. L'inquinamento e lo sconvolgimento ambientale non solo non riconoscono i confini degli stati ma spesso si abbattono proprio sui Paesi più poveri come è avvenuto spesso per lo smaltimento di scorie e rifiuti pericolosi o tossici. Di fronte a questa evidentissima ingiustizia c'è chi rivendica forme di risarcimento, chi chiede di porre rimedio con progetti di aiuto allo sviluppo pulito, ovvero umano.
Intanto la situazione non sembra mutata rispetto a quella che i grandi
della terra avevano dichiarato ufficialmente nel documento finale del G8 di Genova (2001!): "Concordiamo con fermezza sulla necessità di ridurre le emissioni di gas serra. Mentre al momento non siamo d'accordo sul Protocollo di Kyoto e sulla sua ratifica, siamo decisi a lavorare insieme intensamente per raggiungere il nostro obiettivo comune".
Sfido chiunque a essere più evasivi e più irresponsabili. Allora…da dove viene la ricetta per curare la malattia? Da chi l’ha procurata o da chi, avendola subita, oggi reagisce per un cambiamento?