Un grafico al giorno leva lo spread di torno
Mario Agostinelli   agostinelli.mario@gmail.com
inserito il 7/4/2009 alle 11:10

Mentre la televisione rimanda immagini che sembrano quelle successive ad un bombardamento, il dolore per le vittime, per i feriti e per coloro che non hanno più un tetto sotto il quale stare, provo a mettere in fila pensieri e proposte. Stando distante dalle polemiche che sarebbero offensive verso chi sta soffrendo così tanto e non porterebbero sicuramente pensieri lucidi. Mi avvalgo solo di quel che sappiamo da tanti anni: il territorio italiano è tra i più fragili d’Europa e tre sono le calamità che più lo hanno colpito nell’ultimo secolo e anche in quelli precedenti. I terremoti, le alluvioni, le frane. Ogni volta sgomenti e atterriti abbiamo detto che non poteva accadere più, che non dovevamo permetterlo. Che non potevamo prevedere terremoti e alluvioni ma avevamo il dovere di salvare la vita umana, i beni culturali e il territorio con opere serie di prevenzione. Forse è utile mettere di nuovo in fila le cose. Con un impegno poco gridato ma solenne. Questa è l’ultima volta che mettiamo in fila le cose da fare, da domani lavoreremo perché siano fatte. E se non avremo impegni chiari non staremo in amministrazioni che rallentino o tradiscano quegli impegni. L’unico modo di prevenire danni enormi provocati da eventi sismici è quello di mettere in sicurezza gli edifici costruiti prima del 1980 (prima cioè dell’entrata in vigore delle norme antisismiche) e sono tantissimi, a cominciare dalle scuole e dagli ospedali che si trovano (secondo la carta nazionale del rischio sismico) in area 1 e 2 ma anche in area 3 e 4 per arrivare alle case e ai monumenti. E vanno controllati anche gli edifici più recenti perché troppo spesso sono stati costruiti non rispettando quelle norme. Mettere in sicurezza vuol dire in tanti casi rafforzare stabili ed edifici ma in altri casi rifare, ricostruire, ripristinando la stabilità in modo strutturale. Altro che 20% in più di abusivismo come idea guida sull’edilizia di questo Governo! Un'altra cosa essenziale sono i piani di evacuazione per le aree fortemente a rischio, misura anch’essa necessaria. Per quel che attiene invece il rischio alluvioni e frane anche qui sappiamo da tempo quel che si deve fare : rinaturare corsi d’acqua spesso deviati o tombinati, riforestare con alberi di un certo tipo, rifare le reti idrauliche, fognarie e di scolo, spostare  insediamenti civili o industriali costruiti colpevolmente nelle aree di esondazione dei fiumi, evitare ulteriori cementificazioni e impermeabilizzazioni di altri terreni agricoli. La messa insicurezza degli edifici nelle aree sismiche e il riassetto idrogeologico del territorio sono le due opere pubbliche più urgenti, importanti e strutturali per il nostro paese. Lo sono da oltre sessant’anni e purtroppo non vedono la luce. E’ una spesa enorme (dicono alcuni) ma si potrebbe obiettare che averla rinviata sempre l’ha resa ancora più grande. Si tratta di due opere civili nel senso alto della parola. E a proposito di sicurezza si tratta di darla, finalmente e stabilmente, a milioni di persone.

Categoria: Idee e proposte
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