Azioni, interventi e proposte per la competitività delle imprese.
Associazione Artigiani
inserito il 7/5/2008 alle 12:03

Gli americani ci mancavano
L’Alitalia-affaire è un’epopea mista ad una soap-opera: se perdi una puntata sei finito. I protagonisti principali sono sempre quelli – la Sea, la compagnia di bandiera, l’hub di Malpensa – ma le “comparse” che sognano le luci della ribalta, in questi ultimi mesi, si sono fatte sempre più numerose: KLM, Air France, Aeroflot, Lufthansa…Gli americani ci mancavano, e sono arrivati. Fortunatamente non per acquistare ma per fare nuovamente scalo a Malpensa: forse è una buona notizia.

La KLM non è la KTM
Il terreno accidentato di Alitalia non faceva per lei, e così la KLM, che al contrario del KTM si trova in difficoltà tra le dune e le agili manovre del cross, se n’è andata. Fateci capire e spiegateci il perché il progetto KLM è fallito – o è stato fatto fallire – e non è mai stato reso pubblico il Piano Industriale definito, ai tempi, tra Alitalia e la società olandese.

Mengozzi e la politica “domestica”
Chiuso con la KLM si corre da AirFrance e il cacciatore di teste Mengozzi si mette al lavoro. Nel 2001 si è già a buon punto e le due parti sembrano avvicinarsi ad un’intesa. Poi il Governo blocca tutto e prende il via una gestione prettamente “domestica”. Perché?

Meglio i cavalli agli aerei
Ma come: la situazione peggiora, siamo alla canna del gas, non si sa come uscire dal sacco e nel 2005 un’Alitalia ormai ridotta a pezzi – ma, notizia dal Il Sole 24Ore, capace di spendere palate di euro per ristrutturare il suo sito internet - sponsorizza il concorso di equitazione Piazza di Siena. Diceva la canzoncina: “Chi ha tanti soldi vive bene, perché…”.

“Bad company”, good-business
Si era pensato anche a questo: proporre per Alitalia il modello utilizzato per risolvere la privatizzazione Finsider. I debiti si sarebbero potuti cartolarizzare attraverso una “bad company” e dare vita ad una newco per riportare progressivamente ad efficienza Alitalia con il coinvolgimento di capitalisti italiani. Ma crolla tutto e non ne conosciamo i motivi. Si attendono risposte: vere.

Gli aeroporti, in Italia, non saranno troppi?
Contateli sulle dita di una mano: non vi basteranno. Per “eliminare” Malpensa dal circuito degli hub l’hanno sommersa di scali: nel Nord Italia, tra Milano, Torino, Genova e Venezia, c’è un aeroporto ogni 40 chilometri. E a nessuno di questi è stato dato un obiettivo, una missione, un compito particolare. Scali d’affari, turistici o altro, non si sa. Fritto misto, con la classe dirigente lombarda che non sa spiegarci come ha gestito questa situazione. Non è che la borghesia milanese…ami troppo Linate?

Lasciamo Aeroflot dov’é.
Per carità, almeno teniamoci i voli comunitari. Con Aeroflot perderemmo anche quelli. A proposito, qualcuno potrebbe spiegarci quale è la dotazione tecnica degli aerei della compagnia e fornirci la statistica degli incidenti subiti dai suoi mezzi?

I dubbi sono come le formiche: non riesci ad ammazzarli tutti
E’ arrivata Lufthansa: evviva! Forse l’acquisto è vicino – e ciò fa ben sperare -, ma qui gatta ci cova. Si parla di aprire palazzi, uffici, banche e alberghi tutt’intorno a Malpensa e ridisegnare il territorio secondo il modello olandese dell’Airport city. Non a caso la squadra di Schiphol, gestore dello scalo di Amsterdam, è atterrata sul territorio di Malpensa. Dopo Francoforte, Monaco e Zurigo ci apprestiamo a trasformarci nel quarto Airport City di Lufthansa? Evviva la Baviera, perché questa volta, anche per noi, la tentazione di percorrere tale strada è forte. D’altronde tutto questo, noi, l’avevamo detto tempo fa.

Expo 2015…sognando il successo di Siviglia
Alitalia e la Lombardia le vogliamo così: decise, pronte, fantasiose, capaci di pianificare e gestire un evento che aprirà le nostre porte al mondo. Vogliamo politici-amministratori che, per una volta, ci dicano in anticipo sulle scadenze come realizzare il nostro sogno: “E’ tutto a posto: l’Europa sarà fiera di noi”. Urrà!

 
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