Il blog di CNA Varese Ticino Olona: uno spazio aperto agli associati per dialogare di politica con la politica.
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inserito il 15/4/2008 alle 09:20

Più forti e più saggi di una legge elettorale che rimane pessima, il 13 e 14 Aprile gli italiani hanno compiuto una scelta politica che, per una volta, non si presta ai bizantinismi delle interpretazioni : una parte ha vinto nettamente ed ha ricevuto un mandato chiaro a governare, l’altra è stata sconfitta e deve assolvere la funzione, indispensabile in democrazia, di controllo e di proposta.
Le ali estreme sono state cancellate, i simboli e i nomi della prima repubblica definitivamente relegati nel passato.
La C.N.A. esprime  una valutazione molto positiva sul risultato uscita dalle urne, perché il Paese aveva un grande bisogno di indicazioni precise ed ha un bisogno altrettanto  grande di stabilità e di governo.
I numeri ora ci sono, la Società e l’economia si aspettano che, passato il periodo delle promesse, si inizi per davvero a mettere mano ai problemi irrisolti di un grande Paese che può e deve ricominciare a crescere.
Con il nostro endecalogo abbiamo messo in fila quelle che noi riteniamo essere le priorità : le affidiamo ora, nella loro complessa semplicità,  a chi si appresta a governare, accompagnate da una rinnovata volontà di collaborazione.
Con le Istituzioni, ora, che da questo voto escono rafforzate e che sono chiamate a rispondere alla chiamata di futuro e di modernità che è salita dal Paese con responsabilità grandi e precise, a partire dal nostro territorio, alla ricerca di una nuova identità che deve far leva sulle sue grandi tradizioni produttive e sul suo patrimonio di lavoro e di voglia d’impresa per difendere, rilanciare e valorizzare  Malpensa e per sfruttare la grande opportunità di sviluppo legata all’EXPO del 2015. 

Categoria: Idee e proposte
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inserito il 8/4/2008 alle 10:14

Gestire gli adempimenti relativi ad ambiente, lavoro e previdenza, prevenzione incendi, aspetti paesaggistici e beni culturali costa alle piccole e medie imprese 14 miliardi di euro l’anno.
E’ un bel compito per la politica quello di provare a sfoltire e semplificare la parte burocratica delle attività dell’azienda, una selva di adempimenti che si traducono in perdita di tempi e in costi rilevanti.
Siccome è risaputo che per la semplice apertura di una azienda occorrevano, mediamente, una ottantina di adempimenti con il coinvolgimento di una ventina di amministrazioni, è necessaria una rivoluzione copernicana. 
A fronte di questa pesante situazione, che la CNA aveva a suo tempo documentato e denunciato, il Ministero per le Riforme nella pubblica amministrazione aveva dato il via al Piano di Azione della Semplificazione - interrotto bruscamente dalla fine della legislatura - con l’obiettivo di affrontare direttamente il problema generale di come migliorare la situazione, entrando nel merito di alcuni procedimenti.
In questa ottica il dipartimento della funzione pubblica ha scelto di “misurare” i costi, nell’ambito di un progetto mirato alla cui realizzazione hanno contribuito anche CNA, Confindustria e Confartigianato, di quattro aree di intervento: ambiente; prevenzione incendi; paesaggio e beni culturali, lavoro e previdenza.
I risultati parlano da soli: la cifra totale del costo degli oneri amministrativi in queste quattro aree è di oltre 14 Miliardi di Euro annui. Se si guarda nel dettaglio il costo annuo nelle singole aree, si scopre che nel campo degli oneri amministrativi, relativi al lavoro ed  prevenzione degli infortuni delle aziende con meno di 5 dipendenti, si paga complessivamente una cifra di 7 miliardi di euro circa ed il costo unitario sostenuto medio è di 1990 euro.
Quelle da 5 a 249, le piccole e medie imprese per semplicità di ragionamento, sborsano un totale  2,250 miliardi circa, con un costo unitario per azienda di 5700 euro annui.
Per l’ambiente le cose non vanno poi tanto meglio se si pensa che il costo complessivo pagato dalle aziende fino a 4 dipendenti è di 1,540 miliardi di euro, con un costo unitario di circa 3000 euro. Anche in questo caso le aziende da 5 a 249 addetti tirano fuori dai propri bilanci qualcosa come 518 milioni di euro ed hanno un costo unitario di 7511 euro.
Lo stesso calcolo, effettuato dalla Pubblica Amministrazione, attraverso il MOA ed in collaborazione con le organizzazioni imprenditoriali ricordate sopra, ha riguardato anche la prevenzione incendi e la stima degli oneri per rispettare una gran parte degli  obblighi ambientali e paesaggistici. Naturalmente, si tratta di calcoli statistici ed è anche la prima volta che si è tentato di calcolare scientificamente il peso di questi oneri. Si tratta, perciò, di un lavoro pregevole che permette al legislatore di capire nel merito i punti nei quali il peso degli obblighi burocratici è più forte ed insiste più pesantemente sulle imprese.
Il peso, in termini monetari, della burocrazia sulla vita delle imprese è rilevante, costituisce un handicap in termini competitivi e grava sui bilanci di tutte le famiglie italiane in termini di mantenimento di un apparato pubblico decisamente sproporzionato rispetto alle reali esigenze. Naturalmente  non tutto è migliorabile con un colpo di bacchetta magica, ma è importante che molti processi siano stati avviati: quello della misurazione dei costi reali è importantissimo, per capire dove agire prioritariamente. Il Governo che scaturirà dalle elezioni della prossima settimana non potrà non tenere conto della situazione emersa e dovrà operare per rovesciare la logica che impone obblighi su obblighi da rispettare ed un pesante apparato pubblico per la gestione degli adempimenti.
È necessario ed urgente operare una forte semplificazione normativa, attuando il “taglia leggi” già previsto nell’ordinamento e trasferire compiti istruttori a soggetti privati che opererebbero in regime di libero mercato.
Occorre, passando dall’amministrazione che autorizza all’impresa responsabile, una radicale discontinuità, ridurre drasticamente la selva di adempimenti e normative contraddittorie. E’ necessaria una legislazione non più prescrittiva ma precettiva, impegnando l’amministrazione esclusivamente nei controlli.
Infine occorre affrontare la questione della normativa regionale in coerenza con gli obiettivi di rilancio economico su scala nazionale. Oggi la Costituzione produce molte zone di sovrapposizione circa i poteri di Stato, Regioni, Province, Enti locali, Enti di Scopo, Comunità montane e tutto il resto degli enti che sono proliferati negli ultimi anni. La conseguenza è una crescente burocrazia che impone obblighi e sanzioni alle imprese a seconda dei territori in cui queste operano, dimenticando che a queste è chiesto un impegno per internazionalizzarsi, creare nuovi mercati, aprire nuove iniziative. La conseguenza più negativa che una forte burocratizzazione provoca è mortificare la voglia di fare degli imprenditori più coraggiosi, più aperti al rischio, quelli che come le imprese artigiane e le PMI non si rifugiano nei mercati protetti.
Una burocrazia invadente e formalista non solo è contro di loro ma è contro l’intero Paese.

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inserito il 4/4/2008 alle 08:54

E' intollerabile che in alcune parti del Paese le organizzazioni malavitose possano esercitare il controllo diretto e indiretto sulle attività economiche. La garanzia di condizioni di legalità è un prerequisito per lo sviluppo civile ed economico del Paese e per l'attrazione di investimenti cui lo Stato non può derogare.  
Nelle aree dove la situazione è maggiormente deteriorata, servono misure straordinarie di contrasto ed un impegno vigile di tutte le componenti sane, il contrasto al lavoro nero e al sommerso  deve proseguire con determinazione per sconfiggere l'illegalità e garantire il  rispetto delle condizioni di sicurezza sul lavoro.

Un contrasto all'illegalità che passa anche  per il sistema giudiziario, che deve assicurare tempi celeri nei processi civili: gli attuali ritardi negano ai cittadini ed alle imprese la possibilità di vedersi riconoscere i propri diritti, provocando sfiducia nei confronti delle Istituzioni, costi e danni all'economia.
(Questo è l'ultimo punto dell'endecalogo CNA)

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inserito il 3/4/2008 alle 08:51

E' necessario venga riconosciuto al lavoro imprenditoriale, autonomo e dipendente, un ruolo fondamentale nei processi di crescita dell'intero Paese, nell'incentivazione della coesione sociale, nell'accelerazione dei modelli di integrazione, nella risposta alle aspirazioni di intere fasce di popolazione che scontano ancora oggi grandi difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro.
Per farlo nel concreto è necessario costruire un nuovo patto sociale per il lavoro che coniughi competitività e flessibilità con sicurezza e protezione, sollecitare e sperimentare percorsi contrattuali innovativi e adeguati per garantire il coinvolgimento delle parti sociali.  Vanno semplificate le procedure di accesso e di utilizzo dei fondi interprofessionali e incentivate soluzioni contrattuali che siano in condizione di allineare il nostro Paese a quelli più avanzati in tema di formazione e di riqualificazione professionale.

E allo stesso tempo deve essere valorizzato  il ruolo delle Parti Sociali nei compiti di regolazione dei rapporti, nella gestione degli strumenti di solidarietà e sussidiarietà, nell'attivazione di un sistema di relazioni capace di favorire la coesione sociale. 
(Questo è il penultimo punto dell'endecalogo di CNA) 

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inserito il 2/4/2008 alle 08:47

Fare la propria parte per salvare l'ambiente significa anche adoperarsi per rendere più efficienti i consumi della propria azienda.Le piccole imprese possono contribuire, con vantaggio di tutti. a raggiungere gli obiettivi del protocollo di Kyoto sul contenimento delle emissioni che alterano il clima e quello di Montreal sui cambiamenti climatici: è però necessario che vengano favoriti gli investimenti che migliorano l'efficienza ed il risparmio energetico, e che venga almeno inizialmente promosso l'utilizzo delle le fonti rinnovabili, in particolare di piccola taglia. Per questo la politica deve affermare una strategia di sviluppo sostenibile che definisca una gestione delle fonti energetiche in grado di combinare insieme l'aumento dell'offerta, l'efficienza e l'ecocompatibilità delle fonti. Inoltre, è necessario ultimare il percorso di effettiva liberalizzazione dei mercati energetici per ridurre i costi per le imprese, garantendo la sicurezza degli approvvigionamenti della fornitura di energia, e rivedere in senso perequativo la fiscalità energetica oggi troppo gravante sulle pmi.
(questo è il nono punto dell'endecalogo di CNA)

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